giovedì 31 marzo 2011
Il coltello ha il manico sempre dalla parte sbagliata
I genitori di alcuni alunni hanno scritto una lettera di scuse sconfessando le affermazioni dei loro figli.
Gli alunni sono stati interrogati dalla preside in presenza della professoressa contestata, che ovviamente ha negato ogni addebito.
Da notare che una delle imputazioni più gravi nei confronti dei ragazzi è volantinaggio abusivo, per aver distribuito la famosa lettera all’interno dell’edificio scolastico senza autorizzazione. Ma si può essere così manifestamente contro la dignità delle persone?…
Ma anche se la cosa non fosse emersa, in realtà l’autorizzazione loro l’avevano.
L’avevano chiesta a un’insegnante che, forse sottovalutando la portata eversiva della lettera, aveva acconsentito.
Quando poi la lettera è diventata pubblica, una dirigente scolastica si è precipitata in classe intimando: Chi vi ha autorizzato?
Panico. La classe ha vacillato. L’insegnante è impallidita. Nel giro di cinque secondi però, come in una scena da libro Cuore, Bianca (la ragazza che i compagni difendono) si è alzata e ha detto: non ci ha autorizzato nessuno.
Gli altri sono rimasti in silenzio.
L’insegnante ha tirato un sospiro di sollievo, ben guardandosi dal prendere posizione.
E così i ragazzi si sono costituiti all’autorità competente per pagare il fio delle loro colpe.
Ah: i genitori hanno ritirato Bianca da scuola. Il pianto collettivo, professori compresi, al momento dei saluti ve lo risparmio in nome della sobrietà.
mercoledì 30 marzo 2011
Interventisti o pacifisti? (da Il Fatto Quotidiano)
lunedì 28 marzo 2011
Narcotizziamoli tutti
Ma allora, mi volete spiegare perchè realtà che noi giovani immaginiamo esistono altrove? Si, è vero, ci sono migliaia di chilometri a separarci da quel genere di vittorie morali e civiche ma perchè mai arrendersi ad un inevitabile che invece può essere cambiato? Perchè arrendersi ad una verità che è pura finzione?
In questi giorni leggendo del "problema Lampedusa", mi sono resa conto che c'è tanta gente che pensa a vanvera e parla in maniera ancora più sconnessa. Tanti asseriscono che il vittimismo dei cittadini dell'isola di Lampedusa è solo un modo per mascherare interessi che invece a loro fanno gola, perchè più si lamentano del problema degli immigrati, più giornalisti e organizzazioni umanitarie si interessano a loro e vi si recano aumentando il PIL che nei mesi invernali invece rimarrebbe estremamente basso.
Ora, pur non volendo prendere le parti dei Lampedusani in maniera acritica, come si può straparlare di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti e addirittura ipotizzare che ci si lamenta solo perchè fa comodo lagnarsi?? Che quell'isola sia ponte verso l'Europa è evidente anche all'idiota più inesperto e se, come conseguenza eventuale delle migrazioni di massa, l'economia di quella terra subisce un rialzo, perchè trasformare tutto in un becero opportunismo di stampa? Se proprio taluni si sentono infastiditi da simile condizione, perchè non si adoperano perchè anche altre regioni d'Italia possano ospitare i migranti e avvantaggiare il loro proprio PIL locale?
A me pare che per troppo tempo, la strategia del potere sia stata quella di allettare le masse e decapitarle. Allettarle coi favoritismi e decapitarle dei loro punti di forza come la solidarietà reciproca e la caparbietà degli animi. Ad ogni ondata di emigrazione c'è sempre stato chi si è esposto e puntualmente c'è stato anche chi è stato mobbizzato e costretto addirittura lui stesso a dover partire per primo. Tanto gli altri si accontentavano e si adeguavano. Insomma si scremava il meglio per narcotizzare la maggioranza creando l'illusione di una non-necessità che invece andrebbe solo accolta ed aiutata.
Indovina chi è l’ultimo??
domenica 27 marzo 2011
I ragazzi della II D del Liceo Garibaldi di Palermo
siamo gli alunni della II D di questo istituto (…) Non trovate spaventoso anche voi che un'alunna presa di mira da un'insegnante per la propria esuberanza, per il proprio modo di fare aperto ed esplicito, senza mezzi termini, una di quelle poche e illuminate persone in grado di essere coerenti con ciò che dicono, nelle proprie azioni, ed una di quelle poche persone capaci di opporsi anche a una figura che potenzialmente potrebbe rovinarle, sia stata costretta, un anno dopo essersene vista parte, a lasciare la nostra classe?
Per noi questo non solo è spaventoso, ma è anche segno di un profondissimo degrado della scuola, che dimostra come questa sia malata non solo agli alti livelli - perché di questo siamo ben coscienti - ma anche alla sua stessa radice.
Che una ragazza straordinariamente in gamba, dal potenziale sorprendente, sia letteralmente costretta a cambiare classe è simbolo di un incommensurabile fallimento registrato dalla scuola pubblica; se anche questo evento riesce a verificarsi una sola volta, non va considerato come un caso isolato, al contrario rimane segno evidente della falla di un sistema che non assicura collaborazione per la diffusione della conoscenza, ma che mira a scaricare chi è capace di pensare e a salvare chi è capace di abbassare la testa, chi è bravo a rispondere 'sì', a sorridere e ad annuire, che è colui che avrà un futuro. Eppure l'articolo 34 della Costituzione della Repubblica Italiana dice che sono i capaci e i meritevoli ad avere diritto a raggiungere i gradi più alti dell'istruzione: forse c'è qualcosa che non va, non credete?
Che una professoressa possa scagliarsi contro un'alunna con tutte le proprie forze, con il fine primo di liberarsene è a dir poco scandaloso. Noi pretendiamo di avere voce, sebbene ci rendiamo conto di quanto sia difficile chiamare su di sé l'attenzione nella nostra scuola - e non ci riferiamo soltanto a questo istituto, ma all'intero sistema scolastico.
Vogliamo che tutti sappiano che al Garibaldi una professoressa si è permessa becere sperequazioni per un'estrema antipatia nutrita nei confronti di una nostra compagna (…)
Probabilmente anche nella tua classe - sì, nella tua, di te, che ti sei fermato a leggere questo foglio - si verificano situazioni di questo genere, e probabilmente anche tu hai commesso l'errore di permettere che queste avvenissero, ebbene, un altro degli scopi di questa lettera è quello di tentare di modificare il radicato modo di pensare per cui "queste cose non si cambiano".
Noi riteniamo che non sia lecito, per un rappresentante di un sistema il cui fine è educare, farsi portatore di un atteggiamento in grado di fondare vero terrore nel proprio oggetto; di un atteggiamento capace di operare una divisione forte quanto quella di una classe da un suo membro.
Perdendo una nostra compagna ci sentiamo davvero mutilati di una parte fondamentale di noi stessi, e ci sentiamo così semplicemente perché lo siamo realmente. Non avere la possibilità di attraversare il quinquennio al Garibaldi con una nostra amica soltanto perché questa è entrata nelle antipatie di una professoressa è una condizione alla quale ci opponiamo! Non possiamo permetterci di acconsentire, perché non vogliamo vederci sostenitori di un sistema in cui non è il merito ad essere premiato, ma la semplice ipocrisia.(…)"
Naturalmente sono ancora tutti in attesa che la verità dei fatti venga stabilita, ma a mio avviso leggendo questa lettera emerge che non ha davvero nessuna importanza chi abbia torto e chi invece ragione. Conta piuttosto quel che di umano si coglie in tale accorata lettera.
Qualcuno potrebbe dire che questi alunni si sono lasciati prendere dalla rabbia e che la professoressa in questione abbia tenuto da parte sua un comportamento inappuntabile ma leggendo questo vero e proprio concentrato di solidarietà e coraggio da parte di un gruppo di quindicenni ho pensato che forse un seme di speranza da qualche parte è stato salvato. Probabilmente sono destinati a perdere. Ma se riusciranno a rimanere uniti anche in futuro, faranno parte di una generazione che dopo tantissimo tempo è la prima a vincere.
venerdì 25 marzo 2011
Io sono di sinistra (?)
Immortalità
C’è una cosa che non comprendo. E’ una cosa molto grande; forse l’ho imparata a memoria, ma pian piano torna indietro, in testa, e mi conferma che l’ho imparata senza conoscerne il significato. L’ho presa per buona.
Per esempio, ho sempre pensato che chi vive bene, seguendo le regole scritte e non del vivere sociale fosse nel giusto. Ovviamente con tutta l’elasticità del caso. In medias res, dicevano in latino; poi però anche loro avevano poco equilibrio. Tuttavia, quello che rimane di questa filosofia è proprio il fatto che ogni estremo dev’essere limato per poter vivere in pace con sé stessi e col mondo. Per questo non capisco la vita di un berlusconi qualsiasi che vive nel più totale interesse di sé. Passerà anche questo, spero.
Ciò che non capisco riguarda anche i comportamenti tra piccoli gruppi i persone, che cercano di agire sopra ogni sospetto, dimostrandosi intelligenti; eppure, poi, non sono altro che primati, con valori da primati.
Cos’è dunque la lealtà, l’amore, la vita stessa se poi ognuno fa quello che desidera, anzi, puro desiderio, incontrollato, smisurato, esplosivo. Se tutti facessimo così, il mondo sarebbe finito da tempo (anche se c’è ancora tempo per farlo finire così). Però chi gode? L’impiegato ligio al suo lavoro, che si fa quarant’anni in ufficio, prende poi la sua pensione, intanto si fa una famiglia, la moglie lo tradisce non perché lui sia noioso, ma per provare nuove emozioni, distruggendo però i sentimenti del matrimonio stesso, facendolo crollare in una solitudine vischiosa e assassina? Oppure lo sregolato, che vive così tutto il tempo, passando da una storia ad un altra, truccando nel suo lavoro per avere più tornaconto personale e finendo poi a morire solo?
O ancora chi vive a metà di questo, cioè nonostante qualche piccolo tradimento di fiducia, alla fine vive secondo una serie di regole che non colpiscano troppi, ma solo alcuni (sì, perché qualunque cosa si faccia, si finisce sempre per scontentare qualcuno)? Dove sta la vera verità? Esiste?
Vorrei un esempio del contrario. Vorrei trovare una verità che vada bene anche a me, ma non a discapito di altri, bensì a favore di tutti. O forse non sono anch’io un estremista? Se in questo ragionamento vogliamo dirla tutta, nella ricerca estrema di Valori Universali, non c’è una mancanza di equilibrio? E la lealtà vale sempre? Se no, dove deve essere labile?
Forse non troverò risposta. Se qualcuno leggesse e avesse voglia di dire la sua è pregato di farlo. Però io probabilmente rimarrò nel dubbio. Un dubbio scrostante, sia ben chiaro. E pensare che conosco persone che mi direbbero di smetterla, del fatto che vivo troppo pesantemente; che la vita è leggera e così bisogna viverla. Che sto sbagliando l’approccio, che dovrei sorridere di più, che dovrei fregarmene un po’ di più; che è anche per questo che non parlo più con queste persone o se parlo con loro non vado più in profondità di “che tempo fa da quelle parti?”, perché é questo che loro desiderano, a questa domanda loro sanno rispondere, la sicurezza del paesino che si sono costruiti attorno, pieno di chi ti conosce e in cui puoi trovare la pace; o quello che credi lo sia. A discapito di chi vive fuori da quel paese mentale in cui tutti sorridono e niente va male. Ma, hey: occhio non vede, cuore non duole! Quindi chissenefrega!
(... anche se ... anche se va male eppure tu non vuoi vederlo. Anche se forse hai agito in un modo in cui chi ha ricevuto il colpo non se lo meritava così tanto, se non fosse perché almeno non si è comportato così con te. Che forse il lavoro che fai danneggia molte persone, ma ne salva altre quindi é giusto. E’ davvero giusto? E’ davvero giusto fare qualcosa che fa del male, solo per dare vantaggio ad altri? E’ davvero giusto accettare valori fasulli ciecamente, perché altri dicono che sono quelli giusti? O ancora, agli occhi della Storia, giusto è colui che vince?)
PS: se alla fine della lettura ti senti stanco e appesantito, tranquillo: passerà non appena chiuderai questa pagina.
Cuore fuorilegge
Bene, rassegnatevi. Raccontate alle bambine che sono in voi che ormai è roba superata. Il principe delle fiabe che ci narravano prima di andare a dormire non esiste. Non si dà da fare per soccorrere fanciulle in pericolo, né tantomeno per conquistarle. Al massimo vi porta in giro a fare shopping e vi consiglia sui colori da abbinare. Perchè? È diventato gay!
Strana guerra quella che si sta combattendo in Libia. O forse no, non è una guerra. O si, è una guerra ma noi non stiamo combattendo visto che “finora non abbiamo sparato un solo missile” - come dice il ministro La Russa. E', comunque, la prima guerra/non guerra combattuta/non combattuta da un gruppo di “volenterosi” autorizzati da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
E, come sempre in tempi di guerra, le notizie dei giornali e delle reti generaliste sono pressochè simili. Ci si scambia presunti autorevoli ospiti da intervistare, si mandano in onda servizi con le stesse immagini - effetto della globalizzazione dell'informazione o tentativi di manipolazione dell'opinione pubblica - per far credere alla casalinga di Voghera che la guerra è l'unica soluzione.
Oltre gli appelli delle associazioni pacifiste che denunciano che “così non si difendono i diritti umani”– e basta un po' di buon senso per capirne le ragioni – ci sono anche una serie di paesi che dichiarano il loro “no alla guerra”, chiedendo maggiore voce in capitolo nelle decisioni così rilevanti e mettendo in discussione l'organo internazionale più importante che dal 1948 a oggi ha fatto il bello e il cattivo tempo: il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite.
Sono i paesi dell'America Latina, alcuni dei quali siamo abituati a chiamare emergenti, ma che ormai sono emersi e reclamano l'attenzione che finora non gli è stata concessa, Brasile in primis.
La neo-presidente Dilma Rousseff ha affermato martedì scorso che il suo paese è a favore di una soluzione pacifica del conflitto. “L'intervento militare sta avendo l'effetto contrario a quello desiderato e anziché proteggere i cittadini libici provocherà più morti” – ha dichiarato la Roussef da Manaus. E ha specificato che “Non è solo una nostra posizione, ma è anche quella di Germania, Cina, India e Russia”. Tutti i paesi che si sono astenuti nella votazione dello scorso 17 marzo, e gli ultimi tre insieme a Brasile e Sudafrica fanno parte del BRIC, il gruppo dei paesi emergenti che sta cercando di guadagnare sempre più spazi negli appuntamenti internazionali.
La Roussef ha quindi aggiunto che “Non ci potrà essere un Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riformato senza che paesi come India e Brasile abbiano un posto come membri permanenti. Il Brasile oggi è la settima economia mondiale, tra pochi anni saremo la quinta, la quarta o forse la sesta, ad ogni modo non è concepibile un Consiglio di Sicurezza riformato senza che questo paese abbia un seggio permante”.
Anche Daniel Ortega presidente del Nicaragua ha chiesto “che termini l'aggressione contro la nazione nordafricana, che si finisca con le bombe e si promuova un meccanismo di dialogo”. E anche lui si è espresso sulla decisione del Consiglio di Sicurezza: “Se sono decisioni che mettono a rischio tutto il mondo sarebbe più logico che queste decisioni vengano prese dall'Assemblea Generale e che i 192 paesi decidano dopo una discussione”.
Dall'Uruguay anche Pepe Mujica si è unito al coro dei contrari affermando che “Pretendere di salvare vite umane con i bombardamenti è un controsenso inspiegabile” aggiungendo che “questo attacco implica un retrocedere dell'ordine internazionale vigente”.
Negli ultimi giorni oltre a Brasile, Nicaragua, Venezuela e Uruguay, anche Argentina, Bolivia ed Ecuador hanno condannato l'intervento armato, mentre è appoggiato da Perù e Colombia, quest'ultima votando la risoluzione come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza.
Il gruppo dei paesi dell'ALBA (Alianza Bolivariana de Nuestra America) con il Venezuela in testa, aveva persino proposto una mediazione qualche giorno prima che venisse votata la risoluzione n.1973, ma è stata lasciata cadere nel vuoto dalla comunità internazionale che invece ha preferito l'alba dell'odissea.
Nonostante questo, la crisi libica – che ha risollevato le voci per un’effettiva riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dei suoi meccanismi decisionali – appare come il preludio che indica che stavolta, forse, siamo finalmente all’alba di qualcosa di nuovo. Che tutti ci auguriamo non sia l’ennesima poltrona riservata a chi può decidere di dichiarare la guerra.
Ripassando un po' di storia
1930: La resistenza libica era molto forte in Cirenaica. Il generale Rodolfo Graziani, inviato da Mussolini, mette “a ferro e fuoco” tutta la zona. Confisca i centri spirituali e assistenziali e sbarra con campi minati la frontiera con l’Egitto, annienta le mandrie e brucia i raccolti, usa gas e armi chimiche contro i civili. Tutta la popolazione dell’altopiano della Cirenaica, cento mila libici, viene deportata in campi di concentramento nel deserto della Sirte. In 40mila moriranno per fame, epidemie, violenze, uccisioni. Per tre anni staranno rinchiusi in questi campi delimitati da doppio filo spinato. Ogni atto di ribellione o tentativo di fuga era punito con la morte. L’impiccagione avveniva a mezzogiorno, al centro del campo, dove tutti erano costretti a radunarsi. Ogni giorno, dicono i sopravvissuti, 50 cadaveri uscivano dal recinto.
1943: Finisce il periodo coloniale italiano in Libia. Nonostante un sistema infrastrutturale e civico l’eredità italiana è disastrosa: il 94% della popolazione è analfabeta, la mortalità infantile è al 40%, il reddito procapite non supera le 16 sterline all’anno, la struttura sociale è arretrata e solo 13 libici sono laureati, tra di loro non c’è nessun medico.
1956: Un trattato (ratificato con legge n. 843/1957) con il quale l’Italia acconsentiva al passaggio di proprietà di tutte le infrastrutture costruite dagli italiani in Libia e inoltre si impegnava a ripagare all’ex colonia i danni dell’occupazione.
1 settembre 1969: Tutto il governo italiano applaudì l’ascesa incruenta di Gheddafi che favorì la caduta della monarchia filo-occidentale del re Idris.
21 luglio 1970: Gli italiani furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali, finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970. Dal 1970, ogni 7 ottobre in Libia si celebra il “Giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 italiani.
1976: Andreotti instaura un rapporto “molto franco” con Gheddafi. Plaude al libretto verde. Più tardi ne regalerà copia a Reagan.
1979: Gheddafi affida al regista siro-americano Mustafà Akkad l’incarico di girare in Cirenaica un Kolossal sulla resistenza libica contro gli italiani. A Cannes ottiene un buon successo ma non sarà mai ufficialmente proiettato in Italia. “Il film è sgradito” dirà il sottosegretario agli esteri Costa nel 1981 e nel 1987 una proiezione a Trento verrà proibita dalla Digos.
15 aprile 1986: Dopo un attacco alla discoteca La Belle di Berlino: 3 morti (2 dei quali sottufficiali statunitensi e centinaia di feriti) Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia adottiva di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello, che era stato avvertito del bombardamento da Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio in Italia. A seguire Gheddafi lanciò due missili Scud B contro l’isola di Lampedusa. Gli ordigni, fortunatamente, caddero in mare. La reazione militare italiana fu un pattugliamento delle acque di Lampedusa.
21 dicembre 1988: Esplode un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono tutte le 259 persone a bordo oltre a 11 cittadini di Lockerbie. L’ONU attribuì alla Libia la responsabilità di questo attentato aereo e chiese al governo di Tripoli l’arresto di due suoi cittadini accusati di esservi direttamente coinvolti. Rifiuto di Gheddafi. Le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo economico contro la Libia. Nel febbraio 2011, intervistato dal quotidiano svedese Expressen, l’ex ministro della giustizia Mustafa Mohamed Abud Al Jeleil ed attuale leader dei rivoltosi ha ammesso le responsabilità dirette del colonnello Gheddafi.
1989: A un vertice del G7 a Tokyo, nell’ 89 Reagan raccomandò Andreotti nell’aver mano ferma con il demone libico. Andreotti lo assicurò: “ma è un uomo leale ed ha un grande spirito religioso. Credo che quasi certamente finanziò gli integralisti islamici nel mondo, all’inizio, ma ora non più”.
Luglio 1998: Durante l’accordo Dini-Mountasser l’Italia “ esprime rammarico per le sofferenze arrecate al popolo libico a seguito della colonizzazione” e accetta le trentennali richieste libiche: aiuto ai tecnici libici per individuare i vecchi campi minati, risarcimento delle vittime saltate su quegli ordigni dimenticati e indagine sulla sorte dei deportati libici. Inizia la politica di ricatto sull’emigrazione.
2004: Il Mossad, la CIA e il Sismi individuarono una nave che trasportava la prova che Gheddafi possedeva un arsenale di armi chimiche. Invece di rendere pubblica la scoperta e sollevare uno scandalo, Stati Uniti e Italia posero a Gheddafi un ultimatum che questi accettò.
2006: Gheddafi scatena una campagna d’odio contro l’Italia in seguito ad una esibizione irresponsabile del ministro Calderoli che aveva indossato una maglietta con la famigerata “vignetta satanica” di Maometto. Morirono 11 persone durante la protesta davanti al consolato italiano di Bengasi.
30 agosto 2008: Con la firma del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista”, il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e il leader della Rivoluzione, Muammar El Gheddafi hanno voluto chiudere il contenzioso fra i due paesi.
14 maggio 2009: Il ministro Maroni consegna le prime tre delle sei motovedette a Tripoli per “i pattugliamenti di contrasto all’immigrazione clandestina nel mar Mediterraneo”. Nel settembre del 2010, da una di quelle motovedette, i militari libici spararono senza alcuna giustificazione e in acque internazionali contro il peschereccio italiano Ariete. Nessuna reazione da parte del governo italiano, pago di aver ricevuto delle scuse formali.
10 giugno 2009: Gheddafi si reca per la prima volta in Italia in visita di Stato. Il leader libico si è recato al Campidoglio, a La Sapienza, alla sede di Confindustria e ha incontrato le massime cariche italiane. Durante la visita di stato ha mostrato, appuntata sulla divisa militare, una foto dell’eroe della resistenza libica antitaliana Omar al-Mukhtar, suscitando “perplessità”.
16 novembre 2009: Gheddafi torna in Italia, a Roma, per partecipare a un incontro della Fao. Durante il suo soggiorno romano, organizza alcuni dibattiti su Islam e Corano con circa cinquecento ragazze hostess, raccogliendo 104 adesioni, regolarmente stipendiate per la presenza.
febbraio 2011: La rivoluzione dei gelsomini fa insorgere anche i giovani libici. Il regime usa la forza più violenta assoldando mercenari da ogni dove in Africa. Organizzazioni dei diritti umani denunciano migliaia di morti in diverse città libiche.
17 marzo 2011: Viene approvata la risoluzione ONU 1973: No fly zone; protezione dei civili, da subito, a Bengasi; divieto di voli commerciali da e per la Libia; rafforzamento dell’embargo sulle armi, ma escludendo esplicitamente una “forza occupante” in Libia.
20 marzo 2011: La Lega si dissocia dall’intervento militare. Bossi: Io penso che ci porteranno via il petrolio e il gas e con i bombardamenti che stanno facendo verranno qua milioni di immigrati, scappano tutti e vengono qua”.
21 marzo 2011: Frattini pone condizioni alla Comunità Internazionale. O la NATO prenderà il comando delle operazioni o l’Italia si riprenderà le sue basi militari.
22 marzo 2011: Berlusconi: “Sono addolorato per Gheddafi”.
Addolorato per Gheddafi?
Anche gli orecchiuti hanno un anima!
La seconda ragione è che questi comportamenti e atteggiamenti sono divertimento puro per questi piccoli amici. La motivazione fisica con il tempo scompare, perché man mano che il coniglio diventa adulto non ha più bisogno di mettersi alla prova, di testare la propria coordinazione e acquisire maggiore consapevolezza del proprio corpo, ma la seconda motivazione, ovvero la piacevolezza, il divertimento, la gioia rimane. Ecco perché, anche se con minore frequenza, potrà sempre capitare di vedere un orecchiuto fare movimenti inconsulti!
In ogni caso i conigli hanno svariati modi per dimostrare la loro gioia e felicità e ci sono un sacco di cose che amano fare come gioco: amano danzare, sia in coppia che da soli per esempio (anzi, più da soli in verità). Mi è spesso capitato di vedere il mio coniglietto girarmi intorno alle gambe. È un invito a ballare con lui! Quando un coniglio ti trotterella attorno in circolo significa che ti vuole un sacco di bene, che in quel momento vuole divertirsi con te, perché è straordinariamente felice di vederti. Una risposta educata potrebbe essere quella di aspettare che faccia due o tre giri intorno alle gambe e poi fare altrettanto, girandogli attorno o muovendo qualche passo avanti e indietro verso di lui. Mi rendo conto che può essere imbarazzante soprattutto se qualcun'altro è presente pertanto per non ignorarlo, ma nemmeno spaventarlo, gentilmente offro lui qualche carezza dopo la sua performance.
Non tutti i conigli però sono teneroni ed affabili come il mio, alcuni sono un pochino più irruenti di carattere, un pochino più vivaci ed aggressivi. Questi tipetti a volte, oltre a girarti attorno, ti mordicchiano le caviglie. Non sanno di farti male, per loro è una dimostrazione di affetto. Il loro entusiasmo non è diverso da quello di un uomo che dà una pacca sul didietro pensando che sia un segno d’affetto. Un atteggiamento di sdegno e offesa in questo caso funziona bene con entrambe le specie, anzi, i conigli spesso capiscono molto più velocemente degli umani. Quel che è sicuro però è che il coniglio ha un'anima da gregario e come tale ama dimostrare la propria appartenza, certo lo fà a suo modo ma sempre nella massima spontaneità!
giovedì 24 marzo 2011
La più piccola di casa
Adoravo quel momento, aprire i bacelli e far scivolare con le dita quelle piccole palline verdi e di nascosto mangiarne qualcuno. Così abbracciato il nonno mi fiondai sulla sedia di tela della veranda per partecipare a quella attività tanto ritmata. Spesso però i primi anni della nostra vita finiscono in quell'immenso accumulatore rappresentato dalla cosiddetta infanzia smemorata, di cui ricordiamo quasi niente ma che risultano importanti per la nostra formazione individuale. Da parte mia, mi sono sempre considerata abbastanza fortunata perchè di ricordi nitidi e pieni di dettagli ne ho davvero molti e per mia buona sorte anche dalle sfaccettature decisamente positive. I pomeriggi trascorsi con gli amici di quel tempo tra una gara in bicicletta ed una sui pattini. Le belle statuine del millenovecento che prendevano vita nello spiazzale di fronte casa insieme ad una bizzarra strega che comandava variopinti colori e quel delizioso ascaretto pralinato Moreno che mangiavo con una tale metodicità da prolungarne l'esistenza a dismisura. Prima tutto il cioccolato e poi pian piano la crema al gusto vaniglia che costituiva il ripieno. Giocare coi chiodini marca Coloredo, con relative lavagnette di diverse misure su cui si mettevano i piolini multicolori in modo da formare le figure che poi si potevano smantellare per ricominciare daccapo. Evitare che il Corriere dei Piccoli, tramite referendum fra i lettori si trasformasse in Corriere dei Ragazzi e seguire le avventure di Pucci, la cagnolina a pois dalle lunghe orecchie penzoloni. Non perdere neppure un numero delle Fiabe Sonore:("A mille ce n'è / nel mio cuore di fiabe da narrar…). Non andare a scuola, rimanere in casa la mattina degli ultimi giorni di maggio, quando c'era la Fiera del Mediterraneo e costringere mio padre a farmi portare sulle giostre o ad ammirare il leone Ciccio della Villa Giulia, qualche anno dopo portato via per colpa della bravata di un idiota introdottosi di nascosto nella sua gabbia. Collezionare i pupazzetti adesivi sagomati che si trovavano nelle confezioni da quattro del formaggino Mio. Possedere, orgogliosamente, una trottola in legno, in grado di rimanere in equilibrio sugli spigoli più inaspettati, o addirittura su un filo, che mio fratello mi aveva regalatoed insegnato a far ruotare. Si lanciava e con movimento di polso prendeva forma ed energia su qualsiasi piano stabile persino il palmo della mano del mio papino. Quel periodo insomma è una nitida nebulosa infantile (e scusate l'ossimoro), fitta di suggestioni da scongelare e consumare con calma, nell'arco di tutta l'adolescenza, e anche oltre. Suggestioni che ancora oggi quando guardo un cielo stellato mi tornano in mente e mi strappano un sorriso nostalgico e talvolta malinconico. Ero solo una bambina, la più piccola di casa.
mercoledì 23 marzo 2011
Il più pulito c'ha la rogna
Io mi auguro di tutto cuore che questo marasma trovi la soluzione che merita ma purtroppo per noi non è una soluzione semplice ed in ogni caso non può esservi una soluzione corretta in senso assoluto. Perchè se volessimo essegere garantisti fino alla fine, allora dovremmo fare i conti anche col fatto che Gheddafi, sebbene dittatore, è prima di tutto uomo e come tale titolare di diritti inviolabili, quegli stessi diritti di cui priva il suo popolo. In quanto "civilizzatori" in questi giorni, i continui attacchi aerei su quella zona di mondo, stanno dimostrando che tale dimensione di "civiltà" si è ormai persa da anni. Alcuni interessi sembrano più importanti di altri, purtroppo.
Ci sono sempre quelli che hanno le loro certezze: Pace o Guerra senza se e senza ma.
Però la seconda guerra di Libia si porta dietro qualche novità. In Italia, a Sinistra molti sono a favore dell’intervento contro Gheddafi, giustificandolo sulla base della sanguinaria repressione di una rivolta che era nata come pacifica.
Viceversa, molti degli interventisti di Destra, che ai tempi di Saddam irridevano alle “anime belle”, adesso sono diventati a loro volta pacifisti. Si scorge insomma molta confusione sotto il cielo. Forse però questo sparigliamento delle opinioni pubbliche non è poi un così cattivo segnale. Potrebbe essere il sintomo di una de-targettizzazione delle coscienze.
E dio solo sa quanto ci sarebbe bisogno di far circolare aria nuova nei cervelli.
martedì 22 marzo 2011
L'altoparlante esaurito
lunedì 21 marzo 2011
Racconto zen
Quell'anziano operaio si era piazzato proprio al centro dello spazio vicino al capannone. Aveva disposto due cavalletti ad una precisa distanza l'uno dall'altro, e su di essi aveva sistemato una sottilissima bacchetta di legno. Sarà stata lunga non più di una settantina di centimetri e l'operaio la stava dipingendo di rosso con estrema accuratezza.
Intorno a lui il caos era indescrivibile, ma l'operaio stava svolgendo il suo compito con estrema pazienza. Una pazienza zen, pensai. Mentre i suoi colleghi perdevano tempo tra una sigaretta ed un caffè, lui era rimasto al suo posto. Lavorava. Gli avevano dato un compito limitato e lui voleva svolgerlo nella maniera più coscienziosa possibile, indifferente rispetto al caos che lo circondava e sempre più concentrato ad ogni pennellata.
Così, quasi per premiarlo della sua abnegazione, gli chiesi: mi scusi, ma questa asticella dove andrà messa?
In mezzo a quel caos, la bacchetta di legno sembrava l'ultimo pensiero di cui occuparsi, una attività fin troppo prematura.
Lui rispose con un sorriso: no, questa è per casa mia.
domenica 20 marzo 2011
PierFerdy!
[lettera inviata il 20-03-2011all'indirizzo mail di Casini, presso il sito della Camera dei deputati]
Gent Pier Ferdinando Casini,
le invio una mail che le scrissi già il 10/01/2011, in occasione della sua presenza al programma "Otto e mezzo", condotto da Lilli Gruber su La7.
La mail le fu recapitata, erroneamente, all'indirizzo udcitalia@gmail.it, e rimase comunque senza trovare risposta.
Dato che ho notato la possibilità di scriverle qui, mi son convinto a rispedirle quella mail, che trova in allegato al termine di questa, a cui vorrei che fornisse delle risposte. Se avesse delle domande a riguardo, le ricordo che si rifà alla suddetta data. Da allora qualche piccola cosa è cambiata; ma il succo resta eccome.
Un ultima questione: mi scuso per la mia incapacità di sintesi; visti i suoi impegni, so quanto sia importante. Ma spero non sia comunque un problema.
La prego di leggere e di inviarmi una risposta.
Cordiali saluti,
D.
"OGGETTO: domanda da potenziale elettore UDC
Gent Pier Ferdinando Casini,
Le vorrei porre una semplice domanda, a cui spero di ottenere una risposta efficace, concisa e chiara. Prima una brevissima premessa. Sono un neolaureato in ingegneria fisica, uscito dal politecnico di Torino con 110 lo scorso aprile, con riconoscimenti anche europei, visto il mio trascorso all'estero. Da allora, faccio parte di quel quasi 30% di disoccupati tra i giovani che, senza mezzi termini, rosicano il pane quotidiano.
Ecco finalmente la mia domanda. Gentile Pierferdinando Casini, dall'83 in politica (cioé fra due anni raggiunge il trentennale), che torna dai Caraibi tutto abbronzato e parla con non chalance dei nuovi poveri in Italia, quando nessuno di Voi politici ha fatto nulla per salvare quel neonato italiano figlio di italiani, morto ieri a Bologna a 20 giorni dalla nascita per il freddo, tanto per fare un esempio, misero come la miseria in cui versa l'Italia oggi giorno; ebbene, qual'è, Pierferdinando Casini, la sua utilità nell'Universo?
La prego, mi illumini; ma sia chiaro, non divaghi in chiacchere su patti di stabilità, pacificazione e quant'altro; non mi venga a dire la storiella dei cattolici che rappresenta (io sono cattolico, ma Lei NON mi rappresenta né mi rappresenterà MAI); e tralasci il discorso pieno di aggettivi che, di sicuro ha collezionato, ma che non sa proprio usare. Mi dia una risposta chiara. Le suggerisco di non usare più di cento parole, compresi gli spazi. Per un deputato di quasi 30 anni di lotta politica, non sarà un problema spiegarmi con tali parole la sua utilità nell'Universo.
La prego di farmi sapere.
Un potenziale elettore UDC,
D."
C’era un bardotto in fuga...
Il nome ispira l'italiano nobile che è in ognuno di noi: nitrisce e non raglia, ha una criniera più folta del mulo e nasce con un accoppiamento più difficile da ottenere. Ovvero, la selezione naturale, che predilige gli incroci rispetto al sangue puro, che non esiste.
C'era un bardotto in fuga...