venerdì 25 marzo 2011

Immortalità

C’è una cosa che non comprendo. E’ una cosa molto grande; forse l’ho imparata a memoria, ma pian piano torna indietro, in testa, e mi conferma che l’ho imparata senza conoscerne il significato. L’ho presa per buona.

Per esempio, ho sempre pensato che chi vive bene, seguendo le regole scritte e non del vivere sociale fosse nel giusto. Ovviamente con tutta l’elasticità del caso. In medias res, dicevano in latino; poi però anche loro avevano poco equilibrio. Tuttavia, quello che rimane di questa filosofia è proprio il fatto che ogni estremo dev’essere limato per poter vivere in pace con sé stessi e col mondo. Per questo non capisco la vita di un berlusconi qualsiasi che vive nel più totale interesse di sé. Passerà anche questo, spero.

Ciò che non capisco riguarda anche i comportamenti tra piccoli gruppi i persone, che cercano di agire sopra ogni sospetto, dimostrandosi intelligenti; eppure, poi, non sono altro che primati, con valori da primati.

Cos’è dunque la lealtà, l’amore, la vita stessa se poi ognuno fa quello che desidera, anzi, puro desiderio, incontrollato, smisurato, esplosivo. Se tutti facessimo così, il mondo sarebbe finito da tempo (anche se c’è ancora tempo per farlo finire così). Però chi gode? L’impiegato ligio al suo lavoro, che si fa quarant’anni in ufficio, prende poi la sua pensione, intanto si fa una famiglia, la moglie lo tradisce non perché lui sia noioso, ma per provare nuove emozioni, distruggendo però i sentimenti del matrimonio stesso, facendolo crollare in una solitudine vischiosa e assassina? Oppure lo sregolato, che vive così tutto il tempo, passando da una storia ad un altra, truccando nel suo lavoro per avere più tornaconto personale e finendo poi a morire solo?

O ancora chi vive a metà di questo, cioè nonostante qualche piccolo tradimento di fiducia, alla fine vive secondo una serie di regole che non colpiscano troppi, ma solo alcuni (sì, perché qualunque cosa si faccia, si finisce sempre per scontentare qualcuno)? Dove sta la vera verità? Esiste?

Vorrei un esempio del contrario. Vorrei trovare una verità che vada bene anche a me, ma non a discapito di altri, bensì a favore di tutti. O forse non sono anch’io un estremista? Se in questo ragionamento vogliamo dirla tutta, nella ricerca estrema di Valori Universali, non c’è una mancanza di equilibrio? E la lealtà vale sempre? Se no, dove deve essere labile?

Forse non troverò risposta. Se qualcuno leggesse e avesse voglia di dire la sua è pregato di farlo. Però io probabilmente rimarrò nel dubbio. Un dubbio scrostante, sia ben chiaro. E pensare che conosco persone che mi direbbero di smetterla, del fatto che vivo troppo pesantemente; che la vita è leggera e così bisogna viverla. Che sto sbagliando l’approccio, che dovrei sorridere di più, che dovrei fregarmene un po’ di più; che è anche per questo che non parlo più con queste persone o se parlo con loro non vado più in profondità di “che tempo fa da quelle parti?”, perché é questo che loro desiderano, a questa domanda loro sanno rispondere, la sicurezza del paesino che si sono costruiti attorno, pieno di chi ti conosce e in cui puoi trovare la pace; o quello che credi lo sia. A discapito di chi vive fuori da quel paese mentale in cui tutti sorridono e niente va male. Ma, hey: occhio non vede, cuore non duole! Quindi chissenefrega!

(... anche se ... anche se va male eppure tu non vuoi vederlo. Anche se forse hai agito in un modo in cui chi ha ricevuto il colpo non se lo meritava così tanto, se non fosse perché almeno non si è comportato così con te. Che forse il lavoro che fai danneggia molte persone, ma ne salva altre quindi é giusto. E’ davvero giusto? E’ davvero giusto fare qualcosa che fa del male, solo per dare vantaggio ad altri? E’ davvero giusto accettare valori fasulli ciecamente, perché altri dicono che sono quelli giusti? O ancora, agli occhi della Storia, giusto è colui che vince?)

PS: se alla fine della lettura ti senti stanco e appesantito, tranquillo: passerà non appena chiuderai questa pagina.

2 commenti:

  1. ps: se alla fine della lettura ho voglia di bermi un caffè con qualche goccia di Bicerin e contorno di baci di dama, che succede?? :)

    Sai bene cm la penso. Mi arrabbio anch'io facilmente per le cose che non vanno, e sono tante, ma soprattutto in questi mesi in cui una dopo l'altra han fatto capolino numerose insidie, ho apprezzato il valore del sorriso. Se sorridi, anche per smorfia forzata, finisci per sorridere davvero, sorridere dentro. Il resto presto o tardi si aggiusta e trova la sua propria misura. Lo scellerato rimarrà scellerato ed il metodico persisterà nell'essere metodico. Ognuno ineluttabilmente avrà ciò che desidera. Attenzione però. Il desiderio di cui parlo non è affatto quello posticcio che la nostra volontà esterna vorrebbe imporci ma quello che non sveliamo nemmeno a noi stessi. Il desiderio nascosto. Quello che prende forma e segue la strada dell'essere inesorabilmente. E ci sorprende!

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  2. (per il Bicerin... ho di meglio e ti farò vedere e assaggiare preso!! ;))

    So a quale sorriso ti riferisci e cerco di farne uso anche controvoglia, perchè a volte è l'unica soluzione. Anzi, è anche in grado di cambiare la giornata, e quindi il mondo, ad una persona.
    Mi riferivo, però, a quelle persone che sorridono sempre, di un sorriso inquietante e finto perchè basato su valori inesistenti. Un sorriso, per esser vero, deve essere sostenuto dalla lealtà verso gli altri e verso sé stessi, come minimo.
    Altrimenti....

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