mercoledì 27 aprile 2011

Popolo delle Libertà?


In occasione della decisione di partecipare al bombardamento libico in comune accordo con gli Stati Uniti d'America, decido di mandare una mail al capo del consiglio dei ministri, primo mafioso, barzellettiere, uomo ridicolo, viscido, umiliante. Il corpo della mail, di seguito riportato, è stato inviato al deputato Silvio Berlusconi presso il sito della Camera dei Deputati, in data odierna.
Suggerisco a tutti i lettori di fare lo stesso e di dissociarsi dal comportamento di quello scellerato. Nella mail mi sono firmato col mio nome completo.

OGGETTO: popolo delle libertà?

"(Avrei voluto iniziare la missiva con un bel "Gent."; ma poi ho rinunciato per evidenti motivi.)

Silvio Berlusconi,
le invio questa breve lettera per comunicarle il mio dissenso dai suoi atteggiamenti avuti durante la sua vita intera e, specialmente, nel frangente degli ultimi 20 anni. Se vogliamo essere ancora più precisi, rispetto alle dichiarazioni degli ultimi giorni, quando ha accettato e confermato l'attacco alla Libia. Le ricordo che, secondo l'art.11 della Costituzione italiana, l'Italia RIPUDIA la guerra in ogni sua forma. Non le sto a citare il resto; ma mi vorrei soffermare sulla parola RIPUDIA. Il significato di questa parola così antica è quello di rifiutare sdegnati, allontanare, negare; non bombardare. Comprende?
Mi vergogno di lei: come politico, come italiano e come uomo. Spero che gente come lei non rinasca né torni su questa terra. Non ne abbiamo bisogno e, anzi, bisognerebbe che quelli che già ci sono si facessero da parte. Lei, in particolar modo, si dovrebbe far giudicare dai magistrati per tutti i 22 processi, anche quelli caduti per mano sua e passare gli anni che le restano da vivere in carcere. Se lei vorrà, potrà beneficiare della lunga vita fino ai 120 anni, come ha espressamente desiderato. In carcere, però.
Che Dio possa avere pietà della sua anima. E di Noi.

Riassumendo: mi vergogno di lei come essere umano; dissento dal bombardamento; spero che passi il resto della sua vita in carcere. Dissento nel modo più assoluto il suo comportamento e mi dissocio. Lei non parla né agisce in mio nome.

Cordialmente,
D. B."

venerdì 22 aprile 2011

Lettera di protesta equina!

Ho ricevuto questa lettera di protesta dal mio adorato Bardotto. Le sue parole mi hanno parecchio colpito e pertanto ho pensato di renderla pubblica.

Cara Antonella, chi ti scrive, con qualche difficoltà a causa di arti non predisposti a tale faccenda, è un rappresentante della specie equina. Avrai già capito. Sono Otto, Otto il Bardotto. Il tuo fedele amico bardotto.

Solitamente ti scrivo per aggiornarti dei miei spostamenti intorno al mondo, della mia famiglia che cresce e delle tante specie, umane ed animali, che incontro durante il mio cammino.

Oggi, mi adopero per scriverti una formale lettera di protesta, credendo di essermi ormai arrogato questo diritto a nome di tutti quelli che come me, e non intendo solo bardotti ma anche muli e asini, insomma quelli che secondo il parere di molti sono equini di seconda scelta, razze inferiori.
I cavalli, per loro fortuna, hanno un altro sindacato, e comunque sono già considerati abbastanza. Gli Equini più esotici, poi, come le zebre, occupano un posto più alto ancora sulla scala umana dei valori, perciò non parlerò neanche a nome loro.
E spero che vorrai rendere partecipi anche i tuoi lettori di quanto da me, fra poco, leggerai.

Si può sapere perché siamo così dimenticati dal genere umano?? perchè tutti si preoccupano solo della cura di cani, gatti, lupi, maiali e conigli?? Perchè almeno tu non fai di un bardotto o anche di un mulo (non sarei geloso!) il protagonista di una tua storia o di un tuo racconto??

Che poi, non è che noi poveri non siamo proprio nominati, tutt’altro! Più volte ho sentito nominarci solo in senso dispregiativo: “Quel somaro di…”, “Cocciuto come un mulo”… Lo so, non è tutta colpa tua, o vostra, è un modo di dire molto diffuso, ma ciò non toglie che sia degradante.
Cosa mai abbiamo fatto di male per essere usati come termine di paragone offensivo? Solo perché abbiamo le orecchie lunghe e un carattere forte non vuol dire che siamo peggiori dei nostri parenti cavalli. Anzi. Abbiamo molti meriti. Te ne cito qualcuno, per rinfrescarti la memoria.

Hai studiato certamente la Storia, la Grande Guerra. Saprai che si è combattuto a lungo anche sulle montagne che segnavano i confini tra nazioni vicine da secoli, solo momentaneamente nemiche. La lotta era dura, i soldati male equipaggiati, gli inverni rigidi. Automobili e camion non potevano passare per certi sentieri impervi per portare viveri e munizioni ai ragazzi in difficoltà. Qualcuno ha cominciato ha servirsi di un mulo, forse per caso. Si scoprirono in loro doti incredibili di resistenza e frugalità, oltre che di dolcezza e affidabilità. Bastava loro poco per vivere, lavoravano molto, trasportavano pesi incredibili sui basti, arrivavano ovunque percorrendo vie impervie (hai mai sentito parlare di “mulattiere”?). Chiedevano solo un po’ di rispetto e di amicizia, e di solito li ottenevano, perché il rapporto con l’uomo, in quelle dure circostanze era simbiotico e fraterno.
Allo stesso modo noi bardotti siamo stati utilizzati come animali da soma e da traino; impiegati dai ranghi militari per il trasporto pesante, soprattutto armi, munizioni e vettovagliamento.

Insieme ai muli siamo stati adottati dagli Alpini, lo sapevi? Per decenni abbiamo rappresentato lo spirito di sacrificio e di abnegazione del milite ignoto. Uno di loro, uno sconosciuto come tanti, ha saputo interpretare questa amicizia dando voce a noi che voce non abbiamo, scrivendo una preghiera al suo conducente. Ecco, quello sconosciuto sì che fece una cosa bella.

Io sono orgoglioso di essere un bardotto. Anche se sono nato in un’epoca di pace e non ho conosciuto la guerra. Anche se non posso vantare avi gloriosi, e non potrò trasmettere il racconto delle gesta eroiche ai miei figli, perché a noi bardotti, come ai muli, non è dato procreare, sono comunque fiero di quello che sono e lo sarò sempre contro le dicerie e i modi di dire del mondo intero.

Ero arruolato anch’io, fino a pochi anni fa, in una piccola brigata in sicilia, mio luogo di nascita, come tu ben sai e luogo anche del nostro primo incontro. Andavamo in esercitazione, insieme ai soldati, a quel tempo soldati di leva, sulle montagne, a montare e smontare campi, dividendo notti stellate e marce estenuanti. E sono sicuro che ti ricordi perchè ti ho vista per la prima volta proprio in una di quelle "uscite". Ancora non sapevamo entrambi che saremmo diventati grandi amici a distanza di qualche tempo...eri una ragazzina di città in vacanza dai nonni, anno dopo anno ti ho vista crescere. Ti ho osservato ammirare con la bocca aperta e sorridente la nostra marcia di rientro in caserma. Certo, il dubbio che guardassi quei bei giovanotti che accompagnavano noi ciucchini c’era, ma io ho sempre pensato che invece guardassi me. In città non vedevi creature come noi, mentre di giovanotti ce ne sono sempre stati in abbondanza ovunque.

Se ci pensi bene ricorderai che ce n’era uno che scalciava sempre quando passava vicino alla tua porta, specie se eri col muso fuori dalla finestra…(pardon, col naso, so bene che voi umani non avete il muso!)
Il povero burba di turno qualche volta faticava a tenermi, ma non ho mai fatto del male a nessuno. Volevo solo essere certo che mi vedessi, che ti accorgessi di me. E non dei ragazzi!

Insomma, ho fatto marce ed esercitazioni come tutti i soldati. Poi l’esercito italiano ha deciso di eliminare me e i miei compagni muli e bardotti, per risparmiare sulle spese e perché ormai eravamo "inutili". Non ci sarebbe stata un’altra guerra tra i valichi, non serviva più l’amico indefesso che lavorava a testa bassa senza chiedere nulla in cambio. Dovevamo solo toglierci dagli zoccoli...

Così è mancato poco che finissi al macello. Ho rischiato la pelle senza combattere, ed ero ancora nel fiore degli anni. Mi ha salvato solo una colletta di appassionati che ancora, bontà loro, mi mantengono nel culto dei tempi andati.
E poi, dopo averti conosciuto di persona, ho deciso che avrei girato il mondo coi mie zoccoli in goretex e la mia criniera al vento e che ti avrei raccontato le mie avventure. Ho visto luoghi lontani, come Australia e Cina, ho viaggiato in battelli per raggiungere isole perdute negli oceani del mondo, visto le gigantesche statue dell'isola di Pasqua e infine approdato nelle isole Aaland dove il mio cuore è stato infiammato da una bardottina locale. Insieme a lei ho adottato due piccoli bardotti che erano stati abbandonati, Gino e Totino, che amano pensare a te come ad una zia lontana, e adesso attendo che i loro zoccoli si facciano più spessi e saldi per portarli insieme a me a scoprire le meraviglie intorno al globo.

Al povero amico asino invece, pensa, è toccata la sorte di essere considerato da sempre simbolo dell’ignoranza umana. Perché? È un essere così mite, così saggio! Un paragone più sbagliato era difficile da imbroccare. A mio giudizio l’asino è un essere eccezionale. Estremamente versatile, ha fatto di tutto nel corso del tempo.
A cominciare da miniere e gallerie. Prima che fossero inventati binari e carrelli da trasporto, le miniere c’erano già ed i detriti o i carichi preziosi erano affidati ai somarelli, che vacillavano sotto il peso delle grandi ceste, ma non si fermavano mai.
E secondo te, cara Antonella, come si ricavavano l’olio o la farina, un tempo, quando non esistevano i macchinari? Era sempre il solito asino che attaccato ad un giogo girava la ruota della macina o del frantoio. Frumento e olive erano frantumati dal monotono, interminabile percorso circolare di questa povera creatura. Giorno dopo giorno. Anno dopo anno. L’alternativa era l’aratro. Su e giù per un campo che non finiva mai, dall’alba al tramonto. Sin dai tempi degli antichi romani, per non andare troppo lontano nel tempo.
Sì, mi dirai che anche i cavalli hanno fatto lo stesso mestiere. Non sono stati tutti dei Tornado o dei Furia, eroi da film. E non erano tutti stalloni cavalcati dai grandi eroi della storia (ma tu lo hai mai saputo di che colore era il cavallo bianco di Napoleone? Si sprecano saggi e tomi pazzeschi, per definirlo). Ma la campagna era dei poveri, e non tutti si potevano permettere il cavallo, che è molto più grosso di un asino e mangia dieci volte tanto...

C'è però una qualità leggendaria di questo animale che è rimasta sempre viva nell'immaginario collettivo: L’umiltà!
Tanto che è stato scelto come cavalcatura da frati caritatevoli, da re in penitenza e perfino da un Santo, se è vero, come si racconta, che S. Francesco aveva un asino per compagno. E vogliamo ricordare chi era che scaldava un certo Bambino, nato in una fredda sera di dicembre, così povero da non avere panni? Il fiato di un asinello ha salvato la vita al Bambino che sarebbe diventato Re. E del quale fra qualche giorno, tu e la tua gente, festeggerete la passione e la resurrezione.

Quanto ti ho scritto naturalmente è solo un piccolo accenno delle magnificenza che i mie amici equini "di seconda scelta" hanno compiuto nel tempo, ma credo possa bastare a rendere l’idea. Quindi ci tengo ad affermare con fermezza che nessuno di noi merita appellativi disonoranti.

Personalmente sono figlio di un cavallo stallone e di un'asina domestica. La mia mamma è stupenda, oltre che molto saggia ed il mio papà farebbe invidia al cavallo di Clint Eastwood. E credi che a me non sarebbe piaciuto nascere cavallo? Essere bello come mio padre, avere una lunga criniera, lucente per le amorevoli spazzolate, ed essere apprezzato da tutti?? Essere ammirato, conteso, esibito… Essere un grande campione, vedere le mie foto sui giornali ed rilasciare interviste per la TV…??
Avrei voluto anche diventare padre per via naturali, per quanto il "divertimento" in quel senso non mi manchi, ma non è possibile. L’uomo crea a suo piacimento, senza curarsi dei sentimenti altrui. Noi bardotti maschi siamo sterili mentre le femmine hanno solo qualche minima possibilità di diventare madri. E come se non bastasse ci sterilizzano. Così noi delle gioie dell’amore e della paternità non conosciamo niente. A meno che come me, non incontri la compagna giusta disposta a fare da madre a due teneri cuccioli dagli zoccoli spauriti.

E poi dicono che siamo cattivi. Vorrei proprio vedere un maschio della tua specie, al posto mio.

Ma per tornare al nostro discorso, alla fine ho accettato di essere un bardotto, ma non tollero di sentirmi sminuito. Sono bello anche io, a modo mio, sono onesto e lavoratore. Ho la mia dignità, e per questo esigo lo spazio necessario anche solo nel tuo blog (che peraltro hai così amorevolmente deciso di dedicarmi), per rivendicarla.

E ti ringrazio già adesso se vorrai pubblicare questa mia lettera, sebbene io senta questa protesta come un mio diritto. Voglio solo lanciare un appello ai miei simili. Asini, muli e bardotti, siate forti! Prendete coscienza del vostro valore, non siete secondi a nessuno. Fate come me, dite sempre la vostra, quando occorre e non subite più in silenzio.

Per ora ho finito cara Antonella, ma vorrei che ci ritrovassimo, un giorno.
Tuo, con affetto,
Otto

Nippon lapini!

Che paese straordinario il Giappone...matrimonio perfetto tra tradizione e modernità! In questo momento noi tutti stiamo attendendo con ansia che superi questo terribile disagio ambientale e sociale provocato da uno dei peggiori terremoti degli ultimi anni, eppure nonostante le difficoltà questo arcipelago asiatico non smette di sorprenderci con la sua innata indole per le innovazioni.
Tutti sanno che il Giappone è da sempre all'avanguardia per quanto riguarda le tecnologie, nonostante conservi un aspetto della sua identità estremamente legato alla sua vera anima tradizionalista, ed è continuamente alla ricerca di attività e situazioni che possono apportare novità alla vita economica e sociale di quei luoghi lontani.
Uno dei miti più antichi in Asia riguarda la leggenda del coniglio lunare. Una vera e propria favola buddhista dagli intenti moralisti. La favola però, purtroppo per il coniglio, non ha un lieto fine; questi infatti volendo aiutare un povero viandante sconvolto dalla fame ma non avendo grandi abilità nella ricerca del cibo, decide di sacrificare se stesso, gettandosi in un fuoco. Il viandante, rivelatosi poi essere una divinità, commosso per l'eroico gesto, disegnerà il volto del coniglio sulla Luna affinchè potesse essere ricordato da tutti e per sempre.
A questo punto vi starete chiedendo perchè mai vi racconto questa storia. Beh, nell'anno del coniglio (mammifero dalle orecchie lunghe le cui qualità sono ancora per molti inesplorate) in Giappone hanno deciso di dedicargli dei luoghi, quasi di culto per tutti gli amanti dei batuffoli salterini.
La notizia sul momento mi ha fatto sorridere perchè ho pensato: "vedi tu quante se ne inventano per smuovere l'economia!"
Eppure ho anche realizzato che in fondo simili iniziative non sono affatto malsane anzi...
Da qualche mese, vivo in casa con un delizioso coniglietto, del quale ormai sono completamente innamorata. Non lo credevo possibile, ma sono animali intelligenti, affettuosi e amano stare insieme agli altri. Il mio poi, ma sono di parte, mi fa morir dal ridere.
Sono spesso sottovalutati, considerati come semplice pasto, carne da gustare in alternativa al solito pollo o maiale in salmì.
In Giappone, però, in loro onore, hanno deciso di imbastire ristoranti, bar e caffetterie in cui il coniglio è l’elemento principale. Si, elemento principale ma non alimento! Perchè qui il coniglio non è sulla carta del menu come ingrediente di una delle pietanze servite, ma come vero e proprio protagonista principale.
Nella terra del Sol Levante, sono nati gli Usagi-to-cafè!
La traduzione in inglese suonerebbe come "rabbit bar" e dal nome sembrerebbe uno dei soliti locali in cui le cameriere sono travestite da sexy conigliette per intrattenere i clienti famelici di immagini sensuali, mentre divorano un panino o sorseggiano dell'acqua tonica. E invece no, in questi locali i conigli sono veri!!!
Si pagano 800/900 yen, pari a circa 7/8 euro, e si riceve un drink. Nel frattempo, è possibile....accarezzare conigli! Ce li si puo` persino mettere sulle ginocchia o fotografarli, o magari dargli da mangiare. Ma naturalmente (furbata!) eventuali macchie o danni ai vestiti causati dallo smaneggiamento degli orecchiuti, rimane a carico del "curioso cliente". Alcuni locali permettono anche di portare il proprio coniglio per farlo giocare con gli altri amici pelosi, mentre i padroncini si godono un momento di piacevole relax.

curiosità: questo concept bar non è una novità assoluta. Esso deriva la sua "impostazione" da una variante dei gia` molto popolari [neko cafe], dove ad allietare i clienti ci sono non conigli ma simpatici gatti.

domenica 17 aprile 2011

Ah, Barcelona!

Esistono città nelle quali si arriva sapendo già tutto. Ci si va per avere la conferma di quel che già si conosce per letto o sentito dire, come Venezia, Roma o Parigi. Sì, Roma è città eterna. Beh, Parigi è sempre Parigi. Venezia è piena di zanzare...
In modo più o meno consapevole ci si reca in questi posti, per accertare la propria identità di cittadini del mondo e, tornando a casa, si è raccolta una quantità tale di luoghi comuni che è sufficiente per discuterne e ammorbare parenti e amici per un bel pezzo.
Da almeno un ventennio, Barcellona ha fatto capolino nella lista delle città cosiddette luogo-comune. "Ah, Barcelona."
Si, avete letto bene, nessun errore ortografico. Barcelona con una sola elle. Segno già di per sè evidente di un innamoramento incondizionato per questa metropoli ispanica dai piedi bagnati dal mare. Uno slogan che valga per tutti però non è facile da trovare. Qualcosa che valga erga omnes, se non altro perchè Barcellona non è mai uguale a se stessa. Cambia di continuo. Sarà sempre una città diversa rispetto a quando la si è visitata anni prima. E' una città che si muove. Trasforma continuamente la propria struttura urbanistica e trasforma perfino il proprio carattere riuscendo però, inspiegabilmente, a mantenere identica la propria identità. Non per tutte le città però è così.
Alcune hanno la necessità fisica di restare assolutamente immobili. Ma Barcellona si muove moltissimo. Si muove talmente tanto che c'è da sorprendersi che le fotografie non vengano tutte mosse.
Quando andai, con un gruppo di amici, a toccare con mano la sua bellezza e dinamicità, ne rimasi quasi folgorata. Che viaggio fantastico. Ancora oggi sento dentro la ricchezza che questa stupenda città mi ha lasciato. Con le sue colline, il Tibidabo, Montjuic, las ramblas, la magnifica fontana di Placa de Catalunia dalle acque vibranti a ritmo di musica, la perenne incompleta sagrada familla e naturalmente i lasciti architettonici del grande Gaudì.
C'è poi la sua skyline, un grattacielo che la tradizione popolare ha ribattezzato con un paio di nomignoli di cui il più gentile è l'equivalente catalano di suppostone. L'ente municipale dell'acqua lo ha fatto costruire dall'architetto Jean Nouvel e somiglia - oltre che, effettivamente, a un'enorme supposta - anche ad un'improvvisa erezione del paesaggio. Difatti l'altro nomignolo è Pito. Come se l'orizzonte si fosse eccitato per qualcosa.
E in effetti Barcellona è una città molto sensuale. Sensuale e controllata. Capace di tenere la sua sensualità sotto controllo e metabolizzare ogni elemento di perturbazione.
Naturalmente ci sono anche qui interventi più o meno riusciti.
La Rambla del Mar, per esempio, il faraonico pontile di legno concepito come una ideale prosecuzione in mare della famosa Rambla, tende a somigliare ad un centro commerciale, fitto com'è di locali e localini, boutiques, il centro Maremàgnum, la multisala Maremàgnum, le discoteche, l'acquario, il World Trade Center e compagnia barcelonando. Ovviamente de gustibus, turisti e barcelonesi si divertono parecchio in questi luoghi...e anch'io a mio tempo ho fatto qui più volte le ore piccole! :P
Ma quel che conta è lo spirito di innovazione e rinnovamento della città e della municipalità. Ancora oggi, si progettano nuove strade, si ripianificano vecchi quartieri e i risultati sono tutto fuorchè scadenti.
Quando andai, ricordo che il portiere dell'ostello in cui alloggiavamo ci aveva parlato del quartiere di Barrio chino. Un quartiere storicamente malfamato che però era stato tutto rimesso a nuovo. Varie proteste a sostegno della conservazione dell'anima di quei luoghi si erano susseguite prima e durante i lavori, ma poi la nuova Rambla del Raval si è fatta ugualmente, gli abitanti del quartiere ci vanno a prendere il sole, e la nuova strada è entrata a far parte all'istante del paesaggio cittadino, migliorandone anche la qualità della vita.
Questa è una città in cui per le famiglie borghesi è un orgoglio - e non una iattura, come da noi - avere un figlio architetto, quasi come in Italia è avere un figlio notaio. Questa è una città che è stata cambiata da architetti di mezzo mondo, senza preclusioni, con l'unica garanzia di chiedere rispetto in cambio di rispetto. In Italia, al contrario, non ci sono mezze misure: o vincoli asfissianti o abusivismo edilizio. Certe volte allo stesso tempo sia vincoli asfissianti sia abusivismo edilizio. Il centro storico non si tocca per nessun motivo, a meno che non lo si faccia con interventi pirateschi e approssimativi. Nel caso, poi, provvederà una sanatoria edilizia a porre rimedio.
Se si tratta di costruire un grattacielo non sarà mai Jean Nouvel a stilare il progetto, ma piuttosto il cugino geometra dell'assessore, giusto per fare largo ai talenti locali. Di modo che quando fra cinquecento anni gli storici dell'arte si interrogheranno sullo stile che la patria di Basile e Brunelleschi ha regalato al mondo fra novecento e duemila, le opinioni saranno concordi: ciò che rimarrà è l'abusivismo edilizio.
A Barcellona no. A Barcellona - come anche a Parigi e Berlino, per esempio - c'è ancora la consapevole spavalderia di lasciare un segno sul territorio. Certo: un segno qualificato. Ma comunque un segno.
Tutte le generazioni dell'umanità lo hanno fatto, perché noi dobbiamo rinunciare o, peggio, delegare all'abusivismo il nostro ruolo di abitanti delle città?
A Barcellona se ne fregano di sbagliare, e fanno. Tanto che adesso la città è pronta ad entrare direttamente nel luogo comune proprio per la sua capacità di sottrarsi al luogo comune. Con questo non voglio certo dire che sia una città perfetta, ma di sicuro è una città perfettibile. E la perfezione forse consiste proprio in ciò, nella costante approssimazione alla perfezione.

Avanti a chi tocca

Alla morte di Vittorio Arrigoni, l'unico sentimento che sono riuscita a provare è stato sgomento. La vita di un volontario che ha dedicato la propria esistenza in favore dei popoli più oppressi del mondo, è stata falciata via come fosse un misero giunco senz'anima. Ma intanto, cosa possiamo mai fare noi poveri consumisti occidentali, incuranti del destino di tutti quelli che "hanno scelto di vivere da sfigati"? Non è affatto colpa nostra se c'è chi ha deciso di nascere, vivere e morire in luoghi dove i basilari principi di democrazia e solidarietà umana subiscono ogni giorno degli attentati. Un pazzo armato che fa una strage è un pazzo armato che fa una strage. E due salafiti pazzi che ammazzano senza motivo il povero Vittorio Arrigoni sono due salafiti pazzi. Destino inevitabile. Vorrebbero farci credere!
Ma quella parte rilevante di italiani che anonimamente scrive per commentare con cattiveria la morte di un povero ragazzo è qualcosa che esula dal destino.
L’impazzimento di un intero popolo sta diventando regola: preoccupiamoci!

L'opinabile è invisibile agli occhi

Un' opposizione politica che dice sempre di no, può rischiare di diventare una opposizione sterile e di sicuro, risulta un’opposizione immobilista.
Soprattutto se ci si occupa di questioni ambientali, e se si tiene a mente che il prgresso, almeno così dicono, ha bisogno di carburante, e da qualche parte il carburante sid eve pur prendere.
Hanno ragione quelli che vogliono tornare alla natura. Peccato però che nessuno voglia tornarci a piedi. Ed infatti, proprio sulla base di queste osservazioni, l'opposizione non si è messa in mezzo in modo serio e convinto, quando il Governo ha deciso che sul nucleare un pronunciamento referendario valido non c'è mai stato e che la gente ha diritto di votare sul nucleare come scelta energetica di forza per il futuro.
Bisogna dare atto alla Sinistra italiana di essersi evoluta.
Prima diceva solo no.
Adesso, per evitare di sbagliare, nemmeno apre bocca.

venerdì 15 aprile 2011

Disgraziatamente, noi no.

Certe volte un equivoco può essere rivelatore.
Anzi certe volte può addirittura essere il varco verso una diversa dimensione, magari anche migliore.
L’immagine che vedete alla vostra sinistra è l’intestazione di una lettera mandata da un ufficio della regione sicilia ad un altro ufficio regionale.
E come ben potete osservare coi vostri occhi, l'assessorato “…dell’Identità Siciliana”, abbastanza ridicolizzato di per sè nonostante la sua degna funzione pubblica che dovrebbe muoverne l'attività, viene involontariamente ribattezzato “…dell’Indennità Siciliana”.
Ecco, dal refuso, in un attimo il varco si schiude.
E' l’errore stesso a suscitare lo stato di bisogno: davvero si sente l’urgenza di un’indennità, un somma che risarcisca del dover vivere in Sicilia.
Sorprende che nessuno ci abbia pensato prima, come una forma estrema di assistenzialismo. C’è anzi da immaginare che sia piuttosto alta, questa indennità.
E chissà, magari in quella dimensione temporale generata dall'equivoco, qualcuno già ne è titolare, la percepisce. Ma disgraziatamente, noi no. Io, tra l'altro, sebbene siciliana d'origine e per la vita, al momento vivo in Trentino, quindi l'indennità non mi spetterebbe più, a meno che non contasse come 'motivo aggiunto' 'l'essere troppo lontana'.

martedì 12 aprile 2011

Silvio il redentore

Mettendo assieme le numerose e variopinte verità fornite in questi mesi da lui e dai suoi avvocati e sostenitori, risulta che Silvio Berlusconi era convinto:
1) Che Ruby fosse maggiorenne.
2) Che fosse veramente la nipote di Mubarak
3) Che malgrado il rango familiare, fosse una prostituta
4) Che però non esercitasse nei dintorni di casa sua.
L’ultima in ordine di tempo è che fosse suo dovere redimerla offrendole un po' di denaro: più o meno l'ammontare equivalente al deposito di zio paperone.
Nella migliore delle ipotesi, Silvio Berlusconi non è un mascalzone, ma un idiota, semplice ma idiota.
Nella peggiore, in alternativa, gli idioti siamo tutti noi.

lunedì 4 aprile 2011

Corsi e ricorsi della discriminazione...

“Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.

Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.

Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.

Il testo è tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912

domenica 3 aprile 2011

Oppure sono io che non capisco niente

Esercizio Zen: fate un po' di vuoto nella vostra mente. Lo so, per alcuni è più facile che per altri ma voi provateci ugualmente. Sgomberatela da ogni genere di pensiero, da storielle, sorrisi, opinioni, pregiudizi. Fatto? Bene! Adesso riflettete su questo: provate ad immanginare un mondo senza nani malefici, sgualdrine dal dente bianco e dittatori dall'abbigliamento pacchiano.
Qual'è la vostra prima reazione?? Vi ha già invaso la sensazione di serenità e soddisfazione?? Adesso rispondete a questa domanda: sarebbe davvero un andare allo sbaraglio o liberandoci di "certi" potrebbero essere finalmente focalizzati i veri interessi sociali??
A me sembra che non sarebbe affatto un mondo terribile, anzi chissà perchè ma lo vedrei colorato, illuminato, carico di energia e soprattutto a misura di uomo!
Lo so, ci vorrebbe un rinnovamento profondo della classe politica perchè il nostro esercizio di immaginazione possa sperare di trovare una qualche concretezza e ci vorrebbero politici vecchio stampo, con una concezione seria della politica e che svolgano il loro impegno sociale in modo serio e tenace nel rispetto dei loro valori e delle persone . . .
Una classe politica è necessaria. La politica è la chiave per la gestione comune dell'interesse condiviso, ma il declassamento morale che ha subito soprattutto in Italia trasformandosi in casta che combatte ad armi impari per il superfluo e l'evitabile, rende difficile un risveglio netto negli animi. Si finisce per sfociare nei soliti luoghi comuni, in bassa retorica senza scopo.
Con le barzellette c'è chi pensa che possa avvalorare la propria (in)competenza, privando il popolo italiano di una maniera documentata e serena di informare e quel che più conta, di una maniera pacata, legale, morale, coerente, cosciente, costituzionale di governare. Per questo occorre opporsi ai comportamenti fondati sul doppio gioco, sull’insincerità, sull’inganno, sul dire una cosa e farne un’altra. Non possiamo più permetterci soluzioni di alchimia politica e “imbellettamenti” vari.
Oppure sono io che non capisco niente.

sabato 2 aprile 2011

Abbiamo tutti un destino genetico...(seguito!)

Come accennato ieri abbiamo tutti una predisposizione genetica, neanche noi donne siamo esenti da questo genere di influenza cromosomica e purtroppo o per fortuna (a seconda dei gusti e punti di vista) ne subiamo le conseguenze. Vi avevo detto che, tra i due sessi, ad avere una maggiore necessità di classificazione è il genere maschile, per quanto in realtà il mio saggio possa risultare piuttosto riduttivo considerate le infinite possibili combinazioni tra le categorie descritte e soprattutto le variabili impreviste oltre che le contingenze non considerate. Tuttavia, poiché vi è stata una forte richiesta, quest’oggi cercherò di buttar giù una sorta di “nomenclatura” anche del genere femminile e seppur di parte, tenterò di essere il più obbiettiva possibile (e forse anche un po' cattivella).
Iniziamo nuovamente dalle categorie di più facile individuazione. Un classico è la cosiddetta “TIPA FINTA COMUNE”. Ne fanno parte tutte quelle che è facile incontrare ad un qualsiasi evento come, non so, una pizzata tra amici o una festa e che generalmente ti puntano non appena entri nella stessa loro stanza e che con la scusa magari della sigaretta, aspettano di beccarti sul portico del ristorante o del locale e ti chiedono di accendere o di reggere loro la borsa mentre stanno li a cercare l’accendino che puta caso si è perso tra assorbenti, chiavi, pettine, trucchi, bombe a mano e via borseggiando. Con questa categoria di donne, miei cari maschietti, non potete intraprendere un discorso che duri più di mezz’ora, rischiate di sconvolgere troppo il loro sistema nervoso. Ciononostante avete il vantaggio che solitamente non si vergognano affatto di fare loro il primo passo, anzi, avendovi già puntato ad inizio serata, programmano il tutto con molta non-chalance. Non sono particolarmente stupide e spesso ci sanno anche fare, si presentano come un esemplare femminile del tutto normale, ma possono nascondere piccole trappole. Può infatti accadere che, a meno che non appartengano alla sottocategoria “te la do anche se non me la chiedi”, la natura le abbia dotate di affabilità e senso critico col solo scopo di scatenare in voi il gene del corteggiamento. Per essere chiari, sono quelle che amano essere “inseguite” ma che difficilmente ve la danno o nella migliore delle ipotesi vi rispondono “te la darei volentieri se non fosse che il mio moroso è geloso!”.
Assimilabile all’UOMO PORCO vi è la PORNODAMIGELLA che è bene non confondere con la classica POCODIBUONO perché mentre quest’ultima vive la sua troiaggine (concedetemi il termine) più o meno coerentemente fino a che, illuminata da una botta di moralismo, riconsidera la propria condizione e decide di non immolarsi più per la causa sessuale, la pornodamigella invece rappresenta una vera e propria categoria di imbastardimento del genere femminile. Ella infatti equivale ad uno dei desideri più osceni del maschio perché è una donna splendida, simpatica, intelligente ma soprattutto assetata di sesso più di qualunque altra cosa. Ella si presterà a qualsiasi tipo di rapporto sessuale, in qualsiasi momento e in qualunque situazione ma il tutto è destinato a durare molto poco, in quanto la pornodamigella non mancherà di tenere i suoi grandi e profondi occhi ben aperti come le sue gambe e nel giro di un mese o poco più, il fortunato non sarete più voi ma, nella peggiore ipotesi, uno dei vostri migliori amici.
Perfetta per l’uomo INDISPETTITO, vi è la DONNA-GREZZA. Questo esemplare femminile, in realtà di femminile ha ben poco perché caratterizzata da un aspetto orrido più che orrendo e dalla incapacità di parlare una lingua che sia diversa dal dialetto. Sono facilmente riconoscibili in quanto fermamente e sinceramente convinte di vestire capi di alta moda, in realtà indossano capi d’abbigliamento che definirli pacchiani sarebbe fare loro un complimento. Spesso sfoggiano dentatura da mille e una notte, ovvero da ammirare solo al buio se non si vuole subire una vera e proprio narcolessia istantanea della retina oculare. In genere, prediligono uomini di infima estrazione sociale (se non altro perché sono gli unici che se le cagano) e solitamente percepiscono il senso di maternità in età piuttosto precoce, coscienti del fatto che se l’occasione rende l’uomo ladro, rende queste donne incinte in quel frangente o mai più. Sanno bene che di truzzi è pieno il mondo ma “meglio non rischiare con ricerche approfondite…”
Consorella della donna-grezza è la donna-bella-solo-di-notte che sembra fighissima nella penombra o comunque quando la visibilità è bassa; spesso si incontrano la sera ad una festa poco illuminata o in discoteca. In Erasmus, ho potuto appurare che il numero di uomini che incappano in questi esemplari aumenta notevolmente. Causa?? L'effetto illusorio è accentuato dal fatto che spesso questi maschi sono sotto un eccessivo consumo di alcol e naturalmente la vista fa loro qualche scherzo. I risvegli in casi del genere sono traumatici!
Per quegli uomini che hanno invece uno spirito da rivoluzionari, la natura ha concesso le complicate DONNE-SANTE. Si tratta di tutte quelle gentili signorine che, nonostante la loro disponibilità al divertimento, manifestano uno spiccato senso di straniamento quando si parla di piaceri della carne. Un atteggiamento caratteristico di questo genere è il presentarsi gentili e soprattutto libere da ogni vincolo e discretamente attraenti, atteggiamento che suscita negli uomini notevole interesse e sensibilità di approccio. Tuttavia queste donne-sante hanno una vera e propria predilezione alla freddezza e di fronte alla fermezza di alcuni, pongono un rifiuto netto e secco giungendo presto ad essere mollate. Questa categoria però sembra essere più una fase di passaggio che una categoria vera e propria perché, passato il momento di profonda depressione che le attanaglia subito dopo essere state molte volte abbandonate, queste subiscono una ulteriore trasformazione, divenendo delle DONNE-LIMONE. Già avevo capito bene, sto parlando di quelle donne che fanno della acidità la loro ragione d’esistenza, che, per un motivo o per l'altro, non sono proprio capaci di trascorrere una serata in amicizia senza pizzicare con frasi velenose qualcuno del gruppo che frequentano. Caratteristica di base del genere è la esagerata esigenza di criticare liberamente qualunque frase venga loro rivolta come se tutto quello che ascoltano fosse un insulto nei loro confronti. Arrivano addirittura ad incattivirsi con le loro simili, con le altre donne che partecipano alla compagnia di amici e ad arrivare a pensare che queste siano tutte invidiose e meritevoli pertanto del loro più esacerbato disprezzo. Questo ovviamente porta la condizione al peggioramento perché più la donna è acida, più la generalità dei consociati la tiene ben distante, portandola ad inacidirsi ancor di più e a rasentare nei momenti di picco l’isteria nuda e pura.
Categoria molto apprezzata è la cosiddetta DONNA-FIGA, alla quale appartengono esemplari femminili di aspetto piacevole, discreta disponibilità al dialogo e medio-alto-ma-non-troppo livello morale. Questa categoria non è di facilissima conquista perché nonostante la sua disponibilità è più facile farsela amica che amante. Infatti sebbene non abbia pretese elevatissime non si accontenta facilmente di chi ha di fronte e spesso sottopone a prove ed esami taciti i vari suoi pretendenti. È molto distante dalla donna-limone e non può certo dirsi che sia legnosa quanto a sessualità come la donna-santa ma è necessario che questa trovi colui che considera “l’uomo giusto” per concedere i suoi favori. Solo questi infatti avrà la fortuna di godere di tutta la sua appetibilità e dinamicità. È un genere che purtroppo negli ultimi decenni sembra destinato all’estinzione, ad essere sopraffatto da pornodamigelle e pocodibuono, alle quali inevitabilmente spesso si accompagna e con le quali intrattiene rapporti di amicizia, a suo ben pensare, profonda fino a che una sera non arriva la sorpresa. L’uomo-giusto si è trombato la pornodamigella-amica e colei che era sicura della impossibilità di qualsiasi concorrenza sessuale, conoscerà brutalmente il difetto fondamentale del genere umano in senso lato: prima o poi qualunque essere subisce una declassificazione interiore e delude. A questo punto, se la delusione è forte, due sono le possibili evenienze, o la donna-figa si incaponisce e presa dalla rabbia, si trasforma in brutta-zitella che è un terribile esempio di come l’essere umano possa degenerare. Le brutte-zitelle infatti circolano liberamente con tutto il loro carico di odio e invidia verso tutti gli altri esemplari del genere femminile perché le associano al tradimento/delusione subiti, impegnando il loro tempo alla devastazione dei rapporti altrui. Tali transizioni per fortuna possono essere anche solo temporanei. La donna-figa delusa però può ancora trasformarsi in donna-elastico, ovvero in donna che annientata dal duro colpo subito, perde ogni fiducia in se stessa e finisce coll'annullare la sua peculiare precedente personalità adattandosi a qualunque esigenza degli uomini che incontra pur di non restare da sola e subire nuovamente la concorrenza altrui. In realtà però finisce per ritornare al punto iniziale del problema in quanto, per quanto comodo, molti uomini non amano questo genere di donna tappetino e presto o tardi si ritrovano a sceglierne un’altra più interessante.
Per concludere non restano che le due categorie della donna-casalinga e della donna-in-carriera, rispettivamente l’una l’opposto dell’altra.
La categoria delle donne in carriera sta avendo grandissima diffusione negli ultimi anni in seguito al riscoperto ruolo della donna nella società. Questa categoria però è una sorta di miscellanea venuta fuori dall’incrocio genetico di altre categorie, delle quali mantiene alcune caratteristiche aggiungendole alle nuove che in alcuni casi si rivelano deleterie. Una di queste nuove è l'atteggiamento del tipo “sotuttoioperchemifaccioilculoinufficioenonvogliosentirecazzateperchesonostanca!". Questo si riflette in modo molto negativo sull'eventuale partner maschile, il quale, giustamente, dopo alcuni mesi di tolleranza all'assenza di un normale equilibrio nella psiche della compagna, inizia a farsi un pochetto i cazzi propri, mollando, come si suol dire, la presa per dedicarsi ad una più sana attività da uomo-porco. La donna in questione, resasi conto di tutto ciò, in alcuni casi ritorna in una delle suddette categorie di provenienza, ma di solito accede alla categoria delle brutte-zitelle. Consigliate quindi per uomini dalla bassa autostima, i quali non subiscono negativamente il peso del “successo” della loro compagna.
La donna-casalinga rappresenta forse più di altre l'appendice sociale più complessa del genere femminile in quanto punizione divina per aver pensato l'uomo capace di cogliere una mela senza subire l'ipnosi di un serpente dalla dubbia ambiguità. La si può trovare ovunque, a casa o in giro per ipermercati, accompagnata da un povero giovane marito frustrato e sempre più frequentemente anche all'università, dove passano il loro tempo superando esami con la motivazione che lo studio le renda migliori rispetto alle loro madri/nonne/trisavole. In realtà la laurea è solo una copertura del vero scopo che si prefigge la donna-casalinga: riscattarsi dal marito per darsi al culto del mastrolindo benefattore. Nel peggiore dei casi però, queste giovani donne si distinguono per la loro feroce avversione verso tutto ciò che è sporco e grasso; la loro intera esistenza è dedicata alla pulizia della casa. Non fanno un passo senza aver prima e dopo adeguatamente risucchiato tutta l'atmosfera adiacente con le loro gigantesche e rutilanti aspirapolveri. Sono così eccessivamente concentrate su quanto di batteriologicamente invadente ci sia nell'aria da costringere talvolta i germi ambulanti ad un preventivo suicidio, perchè per loro neanche il "suicidio assistito" è più dignitoso!

venerdì 1 aprile 2011

Abbiamo tutti un destino genetico...

Ci si ritrova spesso a riflettere su chi siamo e cosa facciamo a questo mondo e naturalmente le risposte che riusciamo ad elaborare possono essere le più svariate, ognuna influenzata dalle proprie convinzioni personali, siano esse meramente morali piuttosto che religiose o addirittura completamente scettiche o scientifiche. Vi siete mai chiesti perché gli altri hanno orecchio musicale e voi siete stonati come una campana in agosto?? O perché muovere i piedi a ritmo di danza per taluni è un gioco da ragazzi mentre per altri è come cercare di raggiungere l’Everest?? O ancora perché mai a voi si avvicinano solo ragazzi sfigati mentre ad altre capitano quelli più fighi?? Ecco, è inutile che vi dannate le meningi. La risposta è una sola: abbiamo tutti una predisposizione genetica alle interazioni sociali in un verso o in un altro. Insomma un destino genetico dal quale è impossibile sfuggire. Già proprio così. Così come vi è una predisposizione al diabete o alla calvizie, allo stesso modo vi è una predisposizione genetica alla stronzaggine e alla galanteria, alla timidezza o alla spavalderia. E vi giuro che non sto affatto scherzando in proposito. Le mie sono riflessioni supportate da numerosi incontri con i “predestinati” di cui intendo parlare. Per non rendere il tutto troppo lungo e tedioso, limiterò questo mio saggio al genere maschile ovvero quello, tra i due sessi, ad avere una maggiore necessità di classificazione. Io tenterò di abbozzarne una, ma è bene che teniate a mente che si tratta di riflessioni elaborate sulla mia personale esperienza e che naturalmente ogni categoria non è affatto scissa dalle altre in quanto vi sono “maschi” che presentano le caratteristiche di più d’una.
Iniziamo dalle categorie di più facile individuazione, anche da parte di un inesperto osservatore. Un classico è l’UOMO PORCO. Esemplari di spicco possono essere ritrovati in Rocco Siffredi o nel nostro Premier Silvio Berlusconi, ma non dimentichiamoci che a subire questo “tipo” di genoma ci sono numerosi uomini cosiddetti comuni. Non è colpa loro se non riescono a stare lontani dai tuberi più famosi del mondo “le patate” ma di quei 46 cromosomi che formano il loro patrimonio genetico. Caratteristiche comuni sono: avere molte donne, che cerca di cambiare con una certa frequenza; atteggiarsi a romantico, proferendo parole dolci e gesti gentili, quando il suo scopo è chiaramente l’atto sessuale in sé e per sé (è un uomo abbastanza furbo, che sa come far leva sui sentimenti della donna per portarla così nel suo giaciglio); essere anche discretamente bravo nell’arte dell’addio: dopo la fatidica notte che egli tanto bramava, scompare. Inutile cercarlo. È esperto nell’arte della fuga, e, a dirla tutta, lo fa con uno stile così raffinato da suscitare quasi l'ammirazione della società civile e della stessa vittima.
Vi è poi l’ UOMO FASTIDIOSO. Questo è addirittura suddivisibile in più sottocategorie: uomo rigido, uomo ventosa e uomo sfuggente. L’uomo rigido è quello si strettissime vedute. Può esserlo su argomenti classici come la politica, la società, la religione ma anche sugli aspetti più concreti della quotidianità non scherza. Proporgli una serata che lasci lontano il serio e scateni il faceto sarebbe come provocargli uno shock anafilattico o peggio ancora una crisi epilettica mentre è in oltremare a fare il bagno. L’ uomo sfuggente è quello che non ha il coraggio si affrontare le situazioni e fugge, appunto. Mi verrebbe da dire, ignorarlo è l’arma migliore per combattere la sua predisposizione al fastidio, ma il problema nasce quando inizia a sfuggire a voi. Spesso fugge di fronte al nulla perché non sa che voi, non volevate fargli proposte di matrimonio, accoppiamento o simili, ma solo chiedergli di prendere un caffè o di farvi due chiacchiere in simpatia. Caso opposto al precedente è l’uomo ventosa. Lo stesso termine rende già bene l’idea. È l’uomo che usa fingere di non capire la parola “NO” e tutti i suoi derivati. Talvolta però quest’uomo non finge ma proprio non ci arriva, non capisce. Poverino non è colpa sua, è la genetica quindi abbiate compassione e sopportate nei limiti dell’umana decenza. Se vi dovesse capitare di scontrarvi con simile ostinatezza (es: dimmi che mi ami o passerò la vita a cercare di riconquistarti…) beh, non illudetevi che l’indifferenza sia un vaffanculo silenzioso. Delle volte serve URLARLO!
Per quelle donne che hanno uno spirito da “crocerossina”, la natura ha concesso loro l’UOMO VITTIMA. Tutto sembra normale ma qualcosa vi suonerà un po’ strano fin dall’inizio. L’uomo vittima, infatti, durante la vostra prima uscita inizierà subito a raccontarvi qualcosa di spiacevole che gli è successo da piccolo, dei suoi problemi sul lavoro o delle dolorose separazioni che ha subito, facendo nascere in voi quell’inevitabile tenerezza e senso di protezione tipici del sesso femminile. Insomma, vi verrà da consolarlo tra le vostre braccia per tutte le cose brutte che ha vissuto. E lui vi farà anche credere, ad un certo punto, che voi siete il suo angelo in grado di annullare tutti suoi enormi problemi, le uniche a poterlo finalmente salvare. Voi ci crederete ed intraprenderete questa relazione con quello che vedete come un uomo dolce e fragile, che si fida così tanto di voi e vi ama con tutto se stesso. Nel momento, però, in cui sarete voi ad avere qualche problema, esso sarà bellamente liquidato e definito una “quisquiglia” in confronto ai problemi terribilmente gravi che assalgono e divorano l’animo fragile del vostro uomo. E rammentate, l’uomo vittima è stato dotato dal cosmo di notevole furbizia, sa bene come giocare le sue uscite di vittimismo con voi e lo farà sia prima che durante e soprattutto alla fine della relazione (in particolare se siete voi a decidere di chiudere) infatti, se sarete voi a lasciarlo (come è probabile perché stufe di avere un figlio e non un fidanzato), vi farà sentire in colpa.
Associabile a quest’ultimo vi è l’UOMO PAUROSO, categoria particolarmente in aumento negli ultimi anni, conseguentemente anche al ruolo di potere che le donne stanno via via assumendo nella vita lavorativa e sociale. Si sa, l’evoluzione genetica subisce anche i fattori esterni. Il pauroso è un uomo in apparenza normale, non particolarmente bello ma nemmeno brutto (sta nella media). Lo si conosce nei posti frequentati nella quotidianità, al lavoro, all’università, ad una festa. Colpisce per la sua normalità, in senso buono: non è sfuggente e se gli lasciate il vostro numero è probabile che vi richiami per uscire. E durante l’uscita non vi stordirà di parole, come l’intellettuale, ma farà parlare anche voi, apprezzando (o fingendo di apprezzare) i vostri interessi. Anche in ambito intimo si rivelerà normale e vi farà probabilmente sentire bene trovando una giusta misura tra l’atto in sé e le coccole che lo precedono e seguono. Ma proprio quando sarete irretite, dopo che avrete fantasticato una bella vita normale con quest’uomo normale, egli farà crollare tutte le vostre certezze. Manifesterà la sua natura solo nel momento del passaggio dalla “relazione aperta” alla “relazione vera e propria”. Nel momento in cui dichiarerete le vostre intenzioni “serie” dettate proprio dalla normalità del soggetto, si rivelerà assolutamente anormale e vi guarderà come se gli aveste chiesto un rene o, peggio, di sposarvi e fare 15 bambini.
Descrivendo il precedente, ho accennato alla categoria dell’UOMO INTELLETTUALE. Categoria facilmente individuabile e “sempreverde”. Questo modello di uomo è il contrario dell’uomo porco: se il primo infatti non ama particolarmente la conversazione ma preferisce, con molta sincerità, passare all’azione, l’intellettuale è amante della cultura, della riflessione e, soprattutto, di se stesso. L’intellettuale infatti, spesso non dotato di una particolare bellezza o prestanza fisica, usa la tecnica dello stordimento: egli vi inviterà a bere una birra e poi vi terrà a parlare per ore di politica, musica, viaggi e chi più ne ha più ne metta. Non si può negare che il suddetto maschio sia effettivamente una persona intelligente ma è spesso anche egocentrico e vi racconterà di tutto non tanto per semplice spirito di conversazione o per reale interesse dei temi affrontati quanto per mostrarvi quanto è acculturato. Questo, ovviamente, nasconde una forte insicurezza alla base le cui conseguenze, in caso di relazione, andranno sicuramente a ricadere su di voi. ad esempio, nel caso in cui fosse lui a lasciarvi, sicuramente la prenderà alla larghissima. Se molto coraggioso vi parlerà vis-à-vis per circa due orette, partendo dalla preistoria e citandovi tutti gli “addii” più importanti della letteratura italiana e straniera senza arrivare mai al punto. Dovrete essere voi, seppur esauste, a trarre il punto della situazione e la conclusione della cosa. Il pericolo di rimanere scottate c’è ma il fatto di pensare di poter tornare a divertirsi senza sentirsi delle buffone ignoranti varrà la scottatura.
Ultime due categorie, sebbene in realtà si potrebbe scrivere un compendio su questi argomenti, sono l’UOMO AMICO e l’UOMO PACCO.
L’uomo amico è presente nella quotidianità di tutte. Potete averlo conosciuto molto tempo fa, anche se più spesso si tratta di un amico recente, acquisito da pochi anni. Egli si è inserito nelle vostre vite e voi lo avete fatto entrare perché era simpatico, ci si poteva parlare di tutto, avevate gli stessi interessi: era, insomma, un buon amico, appunto. Ma questa categoria è un poco più complessa delle precedenti perché si divide in innocenti e premeditati. I primi iniziano relazioni amichevoli senza altri scopi, i loro geni non gli permettono di rendersi conto dell’interesse in più subito ma solo dopo qualche tempo; invece di dirlo chiaramente, però, preferiscono continuare la tecnica dell’amico confidando in qualche miracolo dal cielo oppure lanciando qua e là, durante le uscite e le conversazioni, una qualche metafora sessuale. I premeditati invece, brutta razza da evitare, sono quelli che realizzano subito in voi una probabile vittima sacrificale e si fingono amiconi pur volendo essenzialmente arrivare al sesso (come avrete ben capito, questi uomini hanno caratteristiche incrociate con l’uomo-porco, misteri della genetica sui quali è meglio non indagare). Non è ancora stato spiegato scientificamente perché questo tipo di amico-premeditato imbastisca tutto sto ambaradan invece di dichiarare alla donna le sue intenzioni fin dall’inizio (cosa più facile e con notevole risparmio di energia). Evidentemente la natura lo ha dotato di tanta pazienza e soprattutto di una caratteristica molto cara al genere femminile, la capacità di ascoltare. Tuttavia lo ha privato del coraggio di azione. Il rischio di delusione è molto alto: credevate di aver incontrato un amico vero che amava ascoltarvi in maniera disinteressata quando gli parlavate del nuovo smalto o delle eliminazioni al grande fratello ma scoprite poi amaramente che il suddetto lo ha fatto essenzialmente per arrivare ad altro.
L’uomo pacco, infine, è il classico uomo pesante, quello che non vorresti mai incontrare mentre sei in fila alla posta perché sei certa che una volta attivato il bottone “pesantezza” non ti si scollerà più di dosso ma anzi t’intorterà e ti annienterà con i suoi discorsi che spazieranno dalla filosofia di Hegel all’ultimo film di uno sconosciuto regista polacco fino ad arrivare alla frase emblematica della sua pesantezza “la vita è una scatola di cioccolatini, lascia a me quelli ripieni al rum!”. Tuttavia l’uomo pacco può essere anche peggiore, capita infatti che sia stato predisposto dalla selezione naturale ad essere felice solo quando ti “tira pacco”, cioè ti dà buca, ti fa mille promesse e poi toppa, non si presenta all’appuntamento e magari non si degna neanche di giustificarsi o di scusarsi. Questo esemplare di maschio è particolarmente fastidioso: è generalmente un personaggio molto gentile e disponibile; usa spesso frasi o espressioni come “ci penso io, non ti preoccupare!” o “scusa per stasera ma domani sera mi farò perdonare”, “potresti essere la donna della mia vita!”. Naturalmente quasi sempre la donna che è ingenua, si fa affascinare dall’eccessiva gentilezza e cade nella trappola. Quando arriva il primo (e non certo ultimo) pacco, generalmente la tipica giustificazione dell’uomo è “tesoro, ho studiato/lavorato/pettinato bambole/innaffiato le piante tutto il giorno, non ti dispiace se facciamo un’altra sera vero?”. Ovviamente la donna lo compatisce, è la prima volta che accade, può capitare a tutti e anche se non dovrebbe si limita a rispondere con un “non fa niente dai, capisco!”. Da quel momento la donna dovrà prepararsi a interminabili pacchi e interminabili giustificazioni assurde ideate ed escogitate con qualità dall’uomo pacco, che è un professionista per natura. C’è da chiedersi la finalità di questi esemplari di uomo. E’ spesso difficile spiegarlo ed è riduttivo pensare che l’uomo pacco sia così astuto da tirare il pacco per andare dall’amante. Nella maggior parte dei casi è affetto da una vera e propria patologia, è più forte di lui, è parte del suo essere tirare il pacco, è un comportamento innato. È un uomo che non sa, però, che il suo essere pacco stufa ben presto la donna che lo liquida quasi sempre con una delle sue giustificazioni riadattate per la situazione “tesoro vorrei restare con te ma devo proprio aiutare il vicino di casa a uccidere i tarli dei suoi mobili, quindi mi sa che ne avrò per molto, forse un anno, due…ma tranquillo avremo modo di rincontrarci (nella prossima vita)...non ti dispiace vero?”

Per concludere, mi sembra opportuno segnalare uno dei fenotipi maschili più diffusi. Parlo di fenotipo perché più che una categoria a se stante, è una accidentalità che può colpire gli uomini appartenenti alle categorie suddette. Può colpire, non è detto che tale accidente si verifichi per forza. Parlo dell’UOMO INDISPETTITO. Si tratta di quel tipo di maschio che si lascia andare alle peggiore scurrilità ma, finché lo fa lui, si tratta di innocente goliardia maschile; il problema nasce invece quando voi, una DONNA (che nel suo ideale fantamondo dovrebbe ancora parlare la lingua del '500 e assomigliare un po’ alla “Beatrice” di Dante) dice una parolaccia o usa, per così dire, espressioni colorite. Si indispettisce. Si zittisce, vi guarda sconvolto e poi vi dice: “Ma come parli??? Ma ti pare???”
E la par condicio d’espressione dove la mettiamo??

Decenza e lega nord non possono stare nella stessa frase



Ieri, in occasione di un altro massacro della decenza alla Camera dei deputati, un onorevole, Massimo Polledri (nella foto a fianco), della lega, si è manifestato in un'espressione a dir poco ignobile. Come raccontano i giornali Piacenza Sera in http://www.piacenzasera.it/politica-cittadina/caso-polledri-reggi-il-suo-comportamento-getta-fango-su-piacenza-.jspurl?IdC=1093&IdS=1093&tipo_padre=0&tipo_cliccato=0&id_prodotto=6038&tipo=0&css=&com=c e altri di tiratura nazionale, come La Repubblica nel video in fondo al link precedente, dopo un accusa grave di un altro on. del pdl alla on. Argentin del pd, portatrice di handicap, costretta sulla sedia a rotelle ed impedita all'uso delle mani, l'on. Polledri ha commentato con frasi vergognose la Argentin; ha chiesto poi scusa in modi rapidi e senza pensarci troppo.
Bisogna fare una piccola premessa. L'on. Polledri è un neuropsichiatra dell'infanzia che, dopo aver completato gli studi in medicina e chirurgia ha deciso di approdare alla lega. Ovvero, ha donato il suo cervello alla ricerca medica. Fossero state parole uscite da uno qualunque della lega, avrei quasi compreso: chi non ha cervello, scagli la prima pietra. Ma lui ce l'ha avuto, e l'ha usato per studiare medicina. Che fine ha fatto?
Un altro articolo, di Massimo Gramellini, su La Stampa del 01-04-2011 commenta così e molto meglio di me:
"Fra le tante manifestazioni di beceraggine verificatesi alla Camera nelle ultime 48 ore, ce n’è una che rappresenta un salto di qualità. Durante l’intervento in aula della parlamentare diversamente abile Ileana Argentin, un suo collega diversamente intelligente ha gridato: «Fate stare zitta quella handicappata del czz». L’episodio non può essere liquidato con la solita alzata di spalle con cui ogni giorno cerchiamo di proteggerci dalle aggressioni al buongusto perpetrate dai nostri rappresentanti. L’insulto a una donna in sedia a rotelle esorbita dal dibattito ideologico, perché attiene a una dimensione prepolitica e semplicemente umana della convivenza. Per questo tacerò il partito a cui appartiene chi ha pronunciato quelle parole, seguite da scuse frettolose che confermano lo scarso peso che l’autore attribuisce al suo gesto. Rivelarlo qui sposterebbe l’attenzione del lettore, innescando la solita rissa fra fazioni che, dopo averci annebbiato il cervello, sembra averci sterilizzato anche il cuore.

Mi interessa di più vedere se quel partito avrà il coraggio morale di punire il suo indegno soggetto. E mi interessa comprendere quando la nostra rassegnazione supererà il livello di guardia. Quando cioè cominceremo a stufarci di pagare lo stipendio a dei ceffi che sarebbero tollerati a stento in una curva di ultrà. Certe frasi sputate in un momento di irritazione non vengono dal nulla. Incubano, magari per anni, in una palude di pensieri facili e brutti. Quanti elettori si sentono parte della palude? Io spero nessuno di noi. Altrimenti avrebbero ragione loro."(da http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=974&ID_sezione=56&sezione)

Così, seguendo l'indignazione morale, ho deciso, e suggerisco a voi di fare lo stesso, di scrivere anche all'on. Polledri (che tanto onorevole non mi sembra), come già avevo fatto all'on. Casini (altro capitolo a parte. Se non altro non insulta chi nemmeno se lo merita e per ragioni che non hanno a che vedere con l'umanità). Di seguito la lettera, inviata il 01-04-2011 a Polledri presso il sito istituzionale della Camera dei Deputati (nella lettera mi son firmato col vero nome, naturalmente):

OGGETTO: Un po' di decenza, per favore

Gent Massimo Polledri,
le scrivo per mostrarle il mio disappunto e il mio disgusto per le sue affermazioni di ieri nei confronti della on. Argentin, obbligata per la casualità della vita a sedere su una sedia a rotelle e impedita all'uso delle mani. Le sue affermazioni, che non possono venire contestualizzate in nessun caso, devono meritare scuse ben più profonde e sentite.
Oltretutto, lei è anche un'uomo che ha studiato, si è laureato e in medicina e chirurgia con specializzazione in neuropsichiatria infantile (mi infastidisce doverglielo ricordare). In questo caso, è stato lei ad essere infantile. Io non faccio né parte del PD né l'ho votato mai. Ma queste sue parole lasciano di stucco me e il suo comune, come sottolineato da questo articolo http://www.piacenzasera.it/politica-cittadina/caso-polledri-reggi-il-suo-comportamento-getta-fango-su-piacenza-.jspurl?IdC=1093&IdS=1093&tipo_padre=0&tipo_cliccato=0&id_prodotto=6038&tipo=0&css=&com=c perchè contro la persona stessa e contro il suo passato. Capisco ora come faccia a par parte di un partito, quello leghista, che raccoglie sempre più personaggi che, nonostante siano dotati di un cervello, non vogliono usarlo una volta sotto il sole padano (che, tra parentesi, NON esiste).
Come portatore di disfunzioni fisiche, attendo sue cortesi risposte e, sopratutto, scuse.
Cordiali saluti,
D.