venerdì 26 agosto 2011

Oltre il senso della misura

In un film di Woody Allen a un certo punto c'era una discesa agli inferi. Il protagonista vedeva un'anima in pena, sprofondata fino al collo dentro una pozza di pece bollente e gli chiedeva: — Tu che peccato hai commesso? E il dannato rispondeva: — Io ho inventato gli infissi di alluminio anodizzato. Se così stanno le cose, che pena spetterà a chi ha inventato le fioriere pubblicitarie di Palermo? Le F.P. non sono soltanto brutte. Sono offensive. Talmente orrende da risultare iettatorie. Somigliano ad altrettanti sarcofaghi di cemento. La misura è quella di un sarcofago, l'aspetto è quello di un sarcofago. Per di più questi sarcofaghi si spostano. Spariscono da un angolo e ricompaiono all'altro della stessa piazza. A Mondello ostruiscono il paesaggio marino, ma l'indignazione non fa in tempo a sedimentarsi: il giorno dopo non ci sono più. Qualcuno li ha spostati nottetempo. Oppure la vela pubblicitaria che inalberano serve a farli andare di bolina da un marciapiede all'altro. Sarcofaghi a vela, ecco cosa sono. Questa mobilità però pone un ulteriore problema. C'è da credere che qualcuno per questi sarcofaghi pubblicitari paghi una tassa di occupazione del suolo pubblico. Almeno questo. Ma quale suolo pubblico? Per quale piazza? Per quale angolo della piazza? Bisogna credere che le ditte Alessi e Damir – che orgogliosamente li firmano, i sarcofaghi – abbiano ricevuto una licenza universale di arredare a loro piacimento le strade di questa città, riservandosi di cambiare la disposizione dei suoi sarcofaghi ogni volta che gli gira l'uzzolo. Complimenti alla ditta Alessi e a Damir, complimenti a chi gli ha concesso questa licenza di sfigurare Palermo. Speriamo che una pozza di pece bollente sia pronta ad accogliere anche loro.

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