Ci si ritrova spesso a riflettere su chi siamo e cosa facciamo a questo mondo e naturalmente le risposte che riusciamo ad elaborare possono essere le più svariate, ognuna influenzata dalle proprie convinzioni personali, siano esse meramente morali piuttosto che religiose o addirittura completamente scettiche o scientifiche. Vi siete mai chiesti perché gli altri hanno orecchio musicale e voi siete stonati come una campana in agosto?? O perché muovere i piedi a ritmo di danza per taluni è un gioco da ragazzi mentre per altri è come cercare di raggiungere l’Everest?? O ancora perché mai a voi si avvicinano solo ragazzi sfigati mentre ad altre capitano quelli più fighi?? Ecco, è inutile che vi dannate le meningi. La risposta è una sola: abbiamo tutti una predisposizione genetica alle interazioni sociali in un verso o in un altro. Insomma un destino genetico dal quale è impossibile sfuggire. Già proprio così. Così come vi è una predisposizione al diabete o alla calvizie, allo stesso modo vi è una predisposizione genetica alla stronzaggine e alla galanteria, alla timidezza o alla spavalderia. E vi giuro che non sto affatto scherzando in proposito. Le mie sono riflessioni supportate da numerosi incontri con i “predestinati” di cui intendo parlare. Per non rendere il tutto troppo lungo e tedioso, limiterò questo mio saggio al genere maschile ovvero quello, tra i due sessi, ad avere una maggiore necessità di classificazione. Io tenterò di abbozzarne una, ma è bene che teniate a mente che si tratta di riflessioni elaborate sulla mia personale esperienza e che naturalmente ogni categoria non è affatto scissa dalle altre in quanto vi sono “maschi” che presentano le caratteristiche di più d’una.
Iniziamo dalle categorie di più facile individuazione, anche da parte di un inesperto osservatore. Un classico è l’UOMO PORCO. Esemplari di spicco possono essere ritrovati in Rocco Siffredi o nel nostro Premier Silvio Berlusconi, ma non dimentichiamoci che a subire questo “tipo” di genoma ci sono numerosi uomini cosiddetti comuni. Non è colpa loro se non riescono a stare lontani dai tuberi più famosi del mondo “le patate” ma di quei 46 cromosomi che formano il loro patrimonio genetico. Caratteristiche comuni sono: avere molte donne, che cerca di cambiare con una certa frequenza; atteggiarsi a romantico, proferendo parole dolci e gesti gentili, quando il suo scopo è chiaramente l’atto sessuale in sé e per sé (è un uomo abbastanza furbo, che sa come far leva sui sentimenti della donna per portarla così nel suo giaciglio); essere anche discretamente bravo nell’arte dell’addio: dopo la fatidica notte che egli tanto bramava, scompare. Inutile cercarlo. È esperto nell’arte della fuga, e, a dirla tutta, lo fa con uno stile così raffinato da suscitare quasi l'ammirazione della società civile e della stessa vittima.
Vi è poi l’ UOMO FASTIDIOSO. Questo è addirittura suddivisibile in più sottocategorie: uomo rigido, uomo ventosa e uomo sfuggente. L’uomo rigido è quello si strettissime vedute. Può esserlo su argomenti classici come la politica, la società, la religione ma anche sugli aspetti più concreti della quotidianità non scherza. Proporgli una serata che lasci lontano il serio e scateni il faceto sarebbe come provocargli uno shock anafilattico o peggio ancora una crisi epilettica mentre è in oltremare a fare il bagno. L’ uomo sfuggente è quello che non ha il coraggio si affrontare le situazioni e fugge, appunto. Mi verrebbe da dire, ignorarlo è l’arma migliore per combattere la sua predisposizione al fastidio, ma il problema nasce quando inizia a sfuggire a voi. Spesso fugge di fronte al nulla perché non sa che voi, non volevate fargli proposte di matrimonio, accoppiamento o simili, ma solo chiedergli di prendere un caffè o di farvi due chiacchiere in simpatia. Caso opposto al precedente è l’uomo ventosa. Lo stesso termine rende già bene l’idea. È l’uomo che usa fingere di non capire la parola “NO” e tutti i suoi derivati. Talvolta però quest’uomo non finge ma proprio non ci arriva, non capisce. Poverino non è colpa sua, è la genetica quindi abbiate compassione e sopportate nei limiti dell’umana decenza. Se vi dovesse capitare di scontrarvi con simile ostinatezza (es: dimmi che mi ami o passerò la vita a cercare di riconquistarti…) beh, non illudetevi che l’indifferenza sia un vaffanculo silenzioso. Delle volte serve URLARLO!
Per quelle donne che hanno uno spirito da “crocerossina”, la natura ha concesso loro l’UOMO VITTIMA. Tutto sembra normale ma qualcosa vi suonerà un po’ strano fin dall’inizio. L’uomo vittima, infatti, durante la vostra prima uscita inizierà subito a raccontarvi qualcosa di spiacevole che gli è successo da piccolo, dei suoi problemi sul lavoro o delle dolorose separazioni che ha subito, facendo nascere in voi quell’inevitabile tenerezza e senso di protezione tipici del sesso femminile. Insomma, vi verrà da consolarlo tra le vostre braccia per tutte le cose brutte che ha vissuto. E lui vi farà anche credere, ad un certo punto, che voi siete il suo angelo in grado di annullare tutti suoi enormi problemi, le uniche a poterlo finalmente salvare. Voi ci crederete ed intraprenderete questa relazione con quello che vedete come un uomo dolce e fragile, che si fida così tanto di voi e vi ama con tutto se stesso. Nel momento, però, in cui sarete voi ad avere qualche problema, esso sarà bellamente liquidato e definito una “quisquiglia” in confronto ai problemi terribilmente gravi che assalgono e divorano l’animo fragile del vostro uomo. E rammentate, l’uomo vittima è stato dotato dal cosmo di notevole furbizia, sa bene come giocare le sue uscite di vittimismo con voi e lo farà sia prima che durante e soprattutto alla fine della relazione (in particolare se siete voi a decidere di chiudere) infatti, se sarete voi a lasciarlo (come è probabile perché stufe di avere un figlio e non un fidanzato), vi farà sentire in colpa.
Associabile a quest’ultimo vi è l’UOMO PAUROSO, categoria particolarmente in aumento negli ultimi anni, conseguentemente anche al ruolo di potere che le donne stanno via via assumendo nella vita lavorativa e sociale. Si sa, l’evoluzione genetica subisce anche i fattori esterni. Il pauroso è un uomo in apparenza normale, non particolarmente bello ma nemmeno brutto (sta nella media). Lo si conosce nei posti frequentati nella quotidianità, al lavoro, all’università, ad una festa. Colpisce per la sua normalità, in senso buono: non è sfuggente e se gli lasciate il vostro numero è probabile che vi richiami per uscire. E durante l’uscita non vi stordirà di parole, come l’intellettuale, ma farà parlare anche voi, apprezzando (o fingendo di apprezzare) i vostri interessi. Anche in ambito intimo si rivelerà normale e vi farà probabilmente sentire bene trovando una giusta misura tra l’atto in sé e le coccole che lo precedono e seguono. Ma proprio quando sarete irretite, dopo che avrete fantasticato una bella vita normale con quest’uomo normale, egli farà crollare tutte le vostre certezze. Manifesterà la sua natura solo nel momento del passaggio dalla “relazione aperta” alla “relazione vera e propria”. Nel momento in cui dichiarerete le vostre intenzioni “serie” dettate proprio dalla normalità del soggetto, si rivelerà assolutamente anormale e vi guarderà come se gli aveste chiesto un rene o, peggio, di sposarvi e fare 15 bambini.
Descrivendo il precedente, ho accennato alla categoria dell’UOMO INTELLETTUALE. Categoria facilmente individuabile e “sempreverde”. Questo modello di uomo è il contrario dell’uomo porco: se il primo infatti non ama particolarmente la conversazione ma preferisce, con molta sincerità, passare all’azione, l’intellettuale è amante della cultura, della riflessione e, soprattutto, di se stesso. L’intellettuale infatti, spesso non dotato di una particolare bellezza o prestanza fisica, usa la tecnica dello stordimento: egli vi inviterà a bere una birra e poi vi terrà a parlare per ore di politica, musica, viaggi e chi più ne ha più ne metta. Non si può negare che il suddetto maschio sia effettivamente una persona intelligente ma è spesso anche egocentrico e vi racconterà di tutto non tanto per semplice spirito di conversazione o per reale interesse dei temi affrontati quanto per mostrarvi quanto è acculturato. Questo, ovviamente, nasconde una forte insicurezza alla base le cui conseguenze, in caso di relazione, andranno sicuramente a ricadere su di voi. ad esempio, nel caso in cui fosse lui a lasciarvi, sicuramente la prenderà alla larghissima. Se molto coraggioso vi parlerà vis-à-vis per circa due orette, partendo dalla preistoria e citandovi tutti gli “addii” più importanti della letteratura italiana e straniera senza arrivare mai al punto. Dovrete essere voi, seppur esauste, a trarre il punto della situazione e la conclusione della cosa. Il pericolo di rimanere scottate c’è ma il fatto di pensare di poter tornare a divertirsi senza sentirsi delle buffone ignoranti varrà la scottatura.
Ultime due categorie, sebbene in realtà si potrebbe scrivere un compendio su questi argomenti, sono l’UOMO AMICO e l’UOMO PACCO.
L’uomo amico è presente nella quotidianità di tutte. Potete averlo conosciuto molto tempo fa, anche se più spesso si tratta di un amico recente, acquisito da pochi anni. Egli si è inserito nelle vostre vite e voi lo avete fatto entrare perché era simpatico, ci si poteva parlare di tutto, avevate gli stessi interessi: era, insomma, un buon amico, appunto. Ma questa categoria è un poco più complessa delle precedenti perché si divide in innocenti e premeditati. I primi iniziano relazioni amichevoli senza altri scopi, i loro geni non gli permettono di rendersi conto dell’interesse in più subito ma solo dopo qualche tempo; invece di dirlo chiaramente, però, preferiscono continuare la tecnica dell’amico confidando in qualche miracolo dal cielo oppure lanciando qua e là, durante le uscite e le conversazioni, una qualche metafora sessuale. I premeditati invece, brutta razza da evitare, sono quelli che realizzano subito in voi una probabile vittima sacrificale e si fingono amiconi pur volendo essenzialmente arrivare al sesso (come avrete ben capito, questi uomini hanno caratteristiche incrociate con l’uomo-porco, misteri della genetica sui quali è meglio non indagare). Non è ancora stato spiegato scientificamente perché questo tipo di amico-premeditato imbastisca tutto sto ambaradan invece di dichiarare alla donna le sue intenzioni fin dall’inizio (cosa più facile e con notevole risparmio di energia). Evidentemente la natura lo ha dotato di tanta pazienza e soprattutto di una caratteristica molto cara al genere femminile, la capacità di ascoltare. Tuttavia lo ha privato del coraggio di azione. Il rischio di delusione è molto alto: credevate di aver incontrato un amico vero che amava ascoltarvi in maniera disinteressata quando gli parlavate del nuovo smalto o delle eliminazioni al grande fratello ma scoprite poi amaramente che il suddetto lo ha fatto essenzialmente per arrivare ad altro.
L’uomo pacco, infine, è il classico uomo pesante, quello che non vorresti mai incontrare mentre sei in fila alla posta perché sei certa che una volta attivato il bottone “pesantezza” non ti si scollerà più di dosso ma anzi t’intorterà e ti annienterà con i suoi discorsi che spazieranno dalla filosofia di Hegel all’ultimo film di uno sconosciuto regista polacco fino ad arrivare alla frase emblematica della sua pesantezza “la vita è una scatola di cioccolatini, lascia a me quelli ripieni al rum!”. Tuttavia l’uomo pacco può essere anche peggiore, capita infatti che sia stato predisposto dalla selezione naturale ad essere felice solo quando ti “tira pacco”, cioè ti dà buca, ti fa mille promesse e poi toppa, non si presenta all’appuntamento e magari non si degna neanche di giustificarsi o di scusarsi. Questo esemplare di maschio è particolarmente fastidioso: è generalmente un personaggio molto gentile e disponibile; usa spesso frasi o espressioni come “ci penso io, non ti preoccupare!” o “scusa per stasera ma domani sera mi farò perdonare”, “potresti essere la donna della mia vita!”. Naturalmente quasi sempre la donna che è ingenua, si fa affascinare dall’eccessiva gentilezza e cade nella trappola. Quando arriva il primo (e non certo ultimo) pacco, generalmente la tipica giustificazione dell’uomo è “tesoro, ho studiato/lavorato/pettinato bambole/innaffiato le piante tutto il giorno, non ti dispiace se facciamo un’altra sera vero?”. Ovviamente la donna lo compatisce, è la prima volta che accade, può capitare a tutti e anche se non dovrebbe si limita a rispondere con un “non fa niente dai, capisco!”. Da quel momento la donna dovrà prepararsi a interminabili pacchi e interminabili giustificazioni assurde ideate ed escogitate con qualità dall’uomo pacco, che è un professionista per natura. C’è da chiedersi la finalità di questi esemplari di uomo. E’ spesso difficile spiegarlo ed è riduttivo pensare che l’uomo pacco sia così astuto da tirare il pacco per andare dall’amante. Nella maggior parte dei casi è affetto da una vera e propria patologia, è più forte di lui, è parte del suo essere tirare il pacco, è un comportamento innato. È un uomo che non sa, però, che il suo essere pacco stufa ben presto la donna che lo liquida quasi sempre con una delle sue giustificazioni riadattate per la situazione “tesoro vorrei restare con te ma devo proprio aiutare il vicino di casa a uccidere i tarli dei suoi mobili, quindi mi sa che ne avrò per molto, forse un anno, due…ma tranquillo avremo modo di rincontrarci (nella prossima vita)...non ti dispiace vero?”
Per concludere, mi sembra opportuno segnalare uno dei fenotipi maschili più diffusi. Parlo di fenotipo perché più che una categoria a se stante, è una accidentalità che può colpire gli uomini appartenenti alle categorie suddette. Può colpire, non è detto che tale accidente si verifichi per forza. Parlo dell’UOMO INDISPETTITO. Si tratta di quel tipo di maschio che si lascia andare alle peggiore scurrilità ma, finché lo fa lui, si tratta di innocente goliardia maschile; il problema nasce invece quando voi, una DONNA (che nel suo ideale fantamondo dovrebbe ancora parlare la lingua del '500 e assomigliare un po’ alla “Beatrice” di Dante) dice una parolaccia o usa, per così dire, espressioni colorite. Si indispettisce. Si zittisce, vi guarda sconvolto e poi vi dice: “Ma come parli??? Ma ti pare???”
E la par condicio d’espressione dove la mettiamo??