Stamattina mi chiama mia madre di ritorno dall'aeroporto di Palermo dove aveva accompagnato, insieme a mio padre, mio fratello e sua moglie in partenza per Roma. Mi dice: "Non sembra neanche che la città abbia vissuto ieri tutti quei disagi, c'è
un’aria così tranquilla. sembra quasi assopita. Le auto per strada però iniziano proprio a diminuire".
Probabilmente solo oggi, inizieranno davvero i disagi, e le reti nazionali non possono più tacere su quanto sta avvenendo in Sicilia e oltre lo stretto. Anche la Calabria, infatti, è partecipe e in comune sentire.
La cassa di risonanza cibernetica è ormai troppo evidente, nel bene o nel male.
Ieri si era sparsa la voce che il Movimento dei Forconi avesse dietro le spalle la politica di estrema destra, perchè Forza Nuova
ha voluto sposare sin da subito la protesta degli agricoltori
siciliani, e insieme a loro era sceso in piazza Mariano Ferro
uno dei responsabili siciliani del movimento neofascista. La smentita però è arrivata presto: “la politica ci ha tutta abbandonato, soprattutto Lombardo“ ... “siamo apolitici e apartitici”.
Sugli scaffali iniziano a mancare i prodotti freschi, la carne, il latte, le uova e anche la pasta. Qualche automobilista, in preda a crisi di mobilità, ha
dato i numeri poichè quasi tutti i distributori della città hanno terminato
le loro scorte di carburante.
Intanto ieri i maggiori rappresentanti del Movimento Forza d’Urto sono stati a Palermo e a Siracusa per discutere sul da farsi e su come organizzare a puntino i blocchi e oggi, mentre ancora si continua a parlare del disastro dell'Isola del Giglio, aspettiamo che una qualche evoluzione prenda corpo.
Alcuni amici miei, che vivono a Messina, mi hanno scritto che l'obiettivo dei manifestanti è quello di isolare del tutto la provincia, in modo che a breve manchi pure il pane. Sanno bene che bloccando il primo approdo dal continente, la protesta siciliana non potrà più esser vista come innoqua, e quindi dovrà essere seriamente presa in considerazione.
Il fine ultimo dei manifestanti è quello di movimentare anche la gente comune e portare tutti i siciliani in piazza a ribellarsi contro la politica economica che lo Stato e la Regione Sicilia stanno portando avanti, la politica del niente. Nessuno si preoccupa di mettere la Sicilia nelle condizioni di produrre e competere sfruttando le grandi risorse che possiede.
E al di là delle proprie ideologie politiche, e dei disagi che in molti stanno subendo, almeno qualcosa si sta muovendo. Finalmente un fronte comune che crede in se stesso!
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