L’amore è dare, è la forza sconvolgente e insieme liberatoria di rompere le relazioni di interesse che condizionano la nostra vita.
Barthes definisce l'amore come "Dispendio", una figura mediante la quale il soggetto amoroso mira e al contempo esita a situare l’amore in un’economia di puro dispendio, di perdita “per niente”.
Sarà forse vero?? L'amore non è forse passione e coraggio di realizzare se stessi in qualcun'altro?? O bisogna forse “tornare alla realtà” e ammettere che l'amore è intollerabile?? Che distrutte l'individualismo per ragioni che nulla hanno a che vedere col cuore?? Di una cosa però si può essere certi: l’amore spesso non ha happy ending, spesso non ha fine, altre volte invece ha vita molto breve. Non è assoluto. E nemmeno eterno. Non c’è solo tra uomo e donna. Ed esprime la sua massima potenza in camera da letto...
L'amore è energia di vita quando va tutto bene, quando "dopo" si rimane abbracciati a chiaccherare del più e del meno, di quanto ci si ami e quanto si è soddisfatti della prestazione avvenuta in camera da letto, al punto da andare in giro felici e contenti e raccontare che abbiamo una relazione che ci rende completi e blablabla.
Ma quando invece le cose non vanno?? Non si è mai preparati e nessuno ti dice cosa devi fare per evitare che la situazione precipiti nell'abisso...per evitare quell'imbarazzo che pensi: "sarebbe meglio se mi inghiottisero le molle del materasso!".
E ahimè, tante donne lamentano una tale mancanza. Anzi è stato proprio parlando con alcune delle mie amiche che ho realizzato che forse tacere e incassare non serve. Prendiamo coscienza.
Se, infatti, come abbiamo detto in uno dei post precedenti, esiste una predisposizione genetica dell'uomo e della donna verso un certo modo di relazione, allora bisogna ammettere che esiste senza dubbio una certa costanza nelle problematiche del materasso, sia esso di ultima generazione con fibre in lattice o da rottamare con le sue molle ormai pezzo d'antiquariato.
Vi regalo quindi una rapida spiegazione di quello che viene poi gentilmente tradotto dalle donne, con un: "Oddio!! La prossima volta piuttosto mi arrangio da sola!!!"
1- Il tirocinante:
E' quando l'altro non fa altro che parlare. E' un continuo chiedere. Domandare. Richiedere. Ridomandare. Che dopo un po' si perde anche l'ispirazione e tutti i momenti del caso.
"Ti va bene così?" "Tutto bene?" "Ti piace?" "Ti stai divertendo?" "Come ti senti?" "Vuoi la musica?" "Vuoi da bere?" "Stai bene hai detto vero?" "Dove hai messo i preservativi?" "Ma prendi anche la pillola?" "Hai chiuso la porta?" "Hai caldo?"
E lei: se parli ancora giuro che chiamo un esorcista!!
2-L'archisesso
L'archisesso è maniaco dei centimetri, delle posizioni, degli angoli che devono fare le sue gambe con le tue, della posizione del cuscino sotto la sua testa, dell'angolazione astrale delle stelle in quel preciso momento che quindi porta ad usare una posizione stabilita.
E' tutto un prenderti e ribaltarti e "No, no, così no. Più a destra, più a sinistra, non va bene così, ascolta me devi fare così. FIDATI." Perché loro sono architetti del sesso, e ne sanno a pacchi di centimetri, posizioni e angoli, ma di sesso?? Non ne sanno niente.
3- Il quattro di bastoni.
E' l'uomo immobile. Quello che non fiata. Non parla. Non lo senti. Quello che per attirare la sua attenzione anche in un momento topico come quello del sesso devi simulare un malfunzionamento alla "navicella spaziale": Houston, abbiamo un problema!!! Uno dei motori, il tuo, perde potenza!!!
Sarà il caso di controllargli il polso??
4-Il dosatore smisurato.
E' quello fissato con le proporzioni e le prestazioni del suo oggetto preziosissimo.
Siamo lí insieme e lui si loda e descrive le sue caratteristiche come stessimo parlando di un Bordeaux del 1900. Tutte le donne con lui sono state benissimo. Tutte le donne lo trovano irresistibile. Tutte le donne gli hanno detto che è un master delle evoluzioni in camera da letto. Tutte le donne hanno detto che nemmeno le pile Duracell durano così tanto. Tutte le donne hanno decantato le dimensioni del suo oggetto.
Peccato sia dotato di un fagiolino. E che il fagiolino si sa, scuoce rapidamente. :D
5-L'uomo staffetta.
Egli non si basa sulla durata della prestazione, ma sui movimenti che somigliano più a quelli di un coniglietto in preda ad un attacco ormonale insaziabile. O a quelli di un poveraccio in preda ad un attacco epilettico. O quelli di uno che ha appena preso una scossa elettrica.
E no: non c'è un pulsante per spegnerlo.
6-Il cavaliere di bronzo:
E' colui che si fa pregare. Una volta sí, due sono troppe, tre, c'hai una malattia e devi andare a farti disintossicare. Una volta la mattina e poi niente fino al prossimo giovedì sera alle 23.43 minuti.
Mente: dice che non ha preservativi. Invece ce li ha. Oppure, cosa anche peggiore, vi dice: "VUOI FARLO ANCORA? Ma se l'abbiamo fatto anche ieri sera!"
7- L'egoista catalettico.
Categoria merdosa. Pensa solo a se stesso. Pensa solo al raggiungimento di voi tutte sapete cosa. Ma solo da parte sua. Che gliene frega a lui se voi vi state divertendo quanto a farvi otturare una carie? Niente.
Raggiunto il suo scopo, cade pure addormentato.
E lui dorme beato, mentre tu gli auguri che le dita dei piedi possano diventargli palmate.
8-Il naturalista.
E' quello contrario ad ogni tipo di precauzione. Il preservativo é il suo peggior nemico: non gli piace, non sente niente, gli fa schifo orrore e ribrezzo, rovina tutto, e poi tanto lui sa quand'é il momento giusto, e poi, soprattutto a cosa serve? Crea stupide irritazioni: sicura di non essere allergica al lattice??
Sicurissima! Come sono sicura di essere allergica a 9 mesi di gestazione causati da un demosciato di tal specie!! Per non parlare delle rarissime forme di demenza sessualmente trasmissibili!
Dormire soli e tranquilli, senza nessuno che vi metta una mano sul culo mentre dormite pacifici e contenti non vi sembra più così triste e deprimente, non è vero?? Già perchè piuttosto che stare con uno di questi, rivalutiamo un sacco l'astinenza o il famoso, e lungimirante, brocardo "chi fà da sè, fà per tre!"
lunedì 19 settembre 2011
mercoledì 14 settembre 2011
(cit.)
José Saramago, La caverna
Lì rimasero per più di due ore il cane e il suo padrone, ciascuno con
i propri pensieri ormai senza lacrime piante dall’uno e asciugate
dall’altro, chissà, forse in attesa che la rotazione del mondo
rimettesse tutte le cose ai loro posti, senza dimenticarne qualcuna che
fino ad ora non è ancora riuscita a trovare il proprio.
José Saramago, La caverna
Si dice che ogni persona è un'isola, e non è vero. Ogni persona è un silenzio, questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è.
sabato 10 settembre 2011
SIAMO LAGOMORFI E ABBIAMO DIRITTO AL VOLO!!!
So bene che i conigli non sono animali domestici "convenzionali" ma la loro presenza nelle case del mondo è in continua espansione...è il terzo animale domestico dopo il cane ed il gatto, e a dispetto di quello che molti pensano è un mammifero molto intelligente e affettuoso.
Con la petizione che voglio sottoporvi mi sono posta l'obiettivo (come padroncina di un tenero cucciolo di ariete nano e come amante degli animali in genere) di diffondere la notizia circa la difficoltà che i possessori di questi teneri amici dalle orecchie lunghe incontrano frequentemente quando si accingono a viaggiare.
Ci vantiamo di essere un paese civile che promuove l'amore e il rispetto per gli animali, promuoviamo campagne contro l'abbandono e campagne per la valorizzazione dei gruppi di volontariato che curano l'esistenza di molti piccoli tesori a quattro, tre o due zampe e poi però ci scontriamo contro la superficialità di molti privati e aziende.
Da circa un anno, mi sono trovata a dover accudire un coniglietto e con lui a viaggiare soprattutto in aereo e puntualmente ogni volta che devo prenotare il biglietto o devo fare check-in, succede sempre qualcosa che mi fa maledire il giorno in cui "Termini e condizioni di viaggio" sono state posti.
Perchè?? Perchè esiste l'errata convinzione che i conigli siano roditori e che quindi come tali non sia permesso loro l'accesso su aeromobili e compagnia seguitando...eppure però quando si tratta poi di pagare, mi viene detto che un'autorizzazione può essere concessa purchè si chiami preventivamente il call center della compagnia spendendo quindi non solo il costo del biglietto mio e dell'animale ma anche dalle 10 alle 20 euro ogni volta per la telefonata "d'autorizzazione".
Sono convinta però che ogni animale ha il diritto di viaggiare con il proprio padrone e non DEVE subire alcuna limitazione fintanto che rispetti le norme igienicosanitarie e di vaccinazione che lo rendono un animale SANO e NON PERICOLOSO per l'integrità fisica altrui.
Pertanto con questa petizione vorrei diffondere il messaggio che bisogna smetterla di accettare finti compromessi che nuocciono all'integrazione sociale dei nostri piccoli amici e che fomentano discriminazioni insensate ed irrazionali.
I CONIGLI NON SONO RODITORI. I CONIGLI SONO LAGOMORFI.
Inoltre in quanto animali d'affezione hanno pieno diritto come i cani e i gatti, a viaggiare insieme ai loro padroni, purchè ovviamente in regola con tutte le vaccinazioni.Facciamoci portavoce di una evoluzione in tal senso: chiediamo che gli ostacoli che continuamente si presentano vengano superati in via definitiva, perchè se è vero che chi trova un amico-cucciolo trova un tesoro, quello stesso cucciolo (di cane, gatto o coniglio che sia) per il trasporto PAGA comunque UNA QUOTA non indifferente!!!
http://www.firmiamo.it/siamo-lagomorfi-e-abbiamo-diritto-al-volo--
Con la petizione che voglio sottoporvi mi sono posta l'obiettivo (come padroncina di un tenero cucciolo di ariete nano e come amante degli animali in genere) di diffondere la notizia circa la difficoltà che i possessori di questi teneri amici dalle orecchie lunghe incontrano frequentemente quando si accingono a viaggiare.
Ci vantiamo di essere un paese civile che promuove l'amore e il rispetto per gli animali, promuoviamo campagne contro l'abbandono e campagne per la valorizzazione dei gruppi di volontariato che curano l'esistenza di molti piccoli tesori a quattro, tre o due zampe e poi però ci scontriamo contro la superficialità di molti privati e aziende.
Da circa un anno, mi sono trovata a dover accudire un coniglietto e con lui a viaggiare soprattutto in aereo e puntualmente ogni volta che devo prenotare il biglietto o devo fare check-in, succede sempre qualcosa che mi fa maledire il giorno in cui "Termini e condizioni di viaggio" sono state posti.
Perchè?? Perchè esiste l'errata convinzione che i conigli siano roditori e che quindi come tali non sia permesso loro l'accesso su aeromobili e compagnia seguitando...eppure però quando si tratta poi di pagare, mi viene detto che un'autorizzazione può essere concessa purchè si chiami preventivamente il call center della compagnia spendendo quindi non solo il costo del biglietto mio e dell'animale ma anche dalle 10 alle 20 euro ogni volta per la telefonata "d'autorizzazione".
Sono convinta però che ogni animale ha il diritto di viaggiare con il proprio padrone e non DEVE subire alcuna limitazione fintanto che rispetti le norme igienicosanitarie e di vaccinazione che lo rendono un animale SANO e NON PERICOLOSO per l'integrità fisica altrui.
Pertanto con questa petizione vorrei diffondere il messaggio che bisogna smetterla di accettare finti compromessi che nuocciono all'integrazione sociale dei nostri piccoli amici e che fomentano discriminazioni insensate ed irrazionali.
I CONIGLI NON SONO RODITORI. I CONIGLI SONO LAGOMORFI.
Inoltre in quanto animali d'affezione hanno pieno diritto come i cani e i gatti, a viaggiare insieme ai loro padroni, purchè ovviamente in regola con tutte le vaccinazioni.Facciamoci portavoce di una evoluzione in tal senso: chiediamo che gli ostacoli che continuamente si presentano vengano superati in via definitiva, perchè se è vero che chi trova un amico-cucciolo trova un tesoro, quello stesso cucciolo (di cane, gatto o coniglio che sia) per il trasporto PAGA comunque UNA QUOTA non indifferente!!!
http://www.firmiamo.it/siamo-lagomorfi-e-abbiamo-diritto-al-volo--
giovedì 8 settembre 2011
Facebook e il cordoglio generazionale.
E' ormai palese e lampante a tutti che la morte di un personaggio
famoso non si attende più ma al contrario si annuncia. Lo abbiamo visto
con Mike Bongiorno e Michael Jackson e purtroppo per noi la tendenza
continua a dilagare imperterrita poichè in molti ne stanno facendo il
loro mestiere primario.
Appena svegli alla mattina, le prime notizie che leggono sul giornale carteceo o virtuale che sia, sono quelle di cronaca nera, giusto per capire se possono essere i primi a dare la notizia agli amici con cui ormai condividono tutto, forse anche troppo. Molti infatti utilizzano il mezzo "sociale" per comunicare anche quante volte hanno mangiato o bevuto durante il giorno. Così, per sport, perchè - ti dicono - condividere è bello.
Sembra quasi che siano diventati i becchini di facebook.
Ovviamente come in tutte le tendenze che prendono piede, c'è sempre quello che non può essere "pecora" ma "pastore", per cui al comportamento generalizzato di condividere la notizia, sostituiscono un comportamento più empatico. O csì essi credono, perchè immaginano che non limitandosi a dare la notizia, ma aggiungendo anche aneddoti o commenti personali o racconti di vita, possano "fare la differenza" e distinguersi dalla massa.
Ora quello che a me preme di più sottolineare è come tutti credano che solo scrivendo quanto siano commossi possano davvero comunicare come se quella perdita avesse bisogno di lotte intestine a colpi di status per materializzare tutto il dolore comune. Quello che non comprendono è che invece il risultato è un vero e proprio abuso di sentimenti, in modo del tutto sconclusionato, ingiustificato e soprattutto inopportuno.
In quei giorni frequentare facebook è una vera tortura perchè il rischio più evidente è il collasso nervoso di chi, mero lettore, è tartassato da frasi fatte, pagine inventate per l'occasione, video in cui il personaggio è protagonista, insomma qualunque cosa possa trascinare per settimane l'ondata emotiva. Insomma sembra quasi che nessuno sia più capace di addolorarsi senza sentire l'urgenza di condividere. Per sentirsi parte del gioco "sociale" deve dimostrarsi il più addolorato tra tutti o al contrario dimostrarsi completamente indifferente al gioco delle parti.
Perchè è ovvio che se da un lato c'è chi non può fare a meno di seguire il "fingere comune" in merito alla morte recente, c'è anche chi invece non può fare a meno di prendere le distanze dall' utente addolorato o dall' utente di massa imponendosi come decisamente polemico e altezzoso.
Ricordo che alla morte di Amy Whinehouse, un paio di mesi orsono, in molti ci tenevano per forza a sottolineare che fosse stata solo una drogata, che la sua musica fosse merda in confronto ai loro gruppi del cuore e che la famiglia "dovesse prendersi le sue responsabilità del caso", come se fosse per loro vitale prender parte alla condivisione globale ma al tempo stesso non volessero essere scambiati per i soliti utenti perbenisti che a prescindere dal soggetto in causa dimostrano solidarietà.
Risulta pertanto evidente la deriva che si sta attuando senza nessun limite, e sono sicura che se analizzassimo più approfonditamente la questione si potrebbe addirittura costruire una vera e propria tassonomia della becchineria collettiva.
Appena svegli alla mattina, le prime notizie che leggono sul giornale carteceo o virtuale che sia, sono quelle di cronaca nera, giusto per capire se possono essere i primi a dare la notizia agli amici con cui ormai condividono tutto, forse anche troppo. Molti infatti utilizzano il mezzo "sociale" per comunicare anche quante volte hanno mangiato o bevuto durante il giorno. Così, per sport, perchè - ti dicono - condividere è bello.
Sembra quasi che siano diventati i becchini di facebook.
Ovviamente come in tutte le tendenze che prendono piede, c'è sempre quello che non può essere "pecora" ma "pastore", per cui al comportamento generalizzato di condividere la notizia, sostituiscono un comportamento più empatico. O csì essi credono, perchè immaginano che non limitandosi a dare la notizia, ma aggiungendo anche aneddoti o commenti personali o racconti di vita, possano "fare la differenza" e distinguersi dalla massa.
Ora quello che a me preme di più sottolineare è come tutti credano che solo scrivendo quanto siano commossi possano davvero comunicare come se quella perdita avesse bisogno di lotte intestine a colpi di status per materializzare tutto il dolore comune. Quello che non comprendono è che invece il risultato è un vero e proprio abuso di sentimenti, in modo del tutto sconclusionato, ingiustificato e soprattutto inopportuno.
In quei giorni frequentare facebook è una vera tortura perchè il rischio più evidente è il collasso nervoso di chi, mero lettore, è tartassato da frasi fatte, pagine inventate per l'occasione, video in cui il personaggio è protagonista, insomma qualunque cosa possa trascinare per settimane l'ondata emotiva. Insomma sembra quasi che nessuno sia più capace di addolorarsi senza sentire l'urgenza di condividere. Per sentirsi parte del gioco "sociale" deve dimostrarsi il più addolorato tra tutti o al contrario dimostrarsi completamente indifferente al gioco delle parti.
Perchè è ovvio che se da un lato c'è chi non può fare a meno di seguire il "fingere comune" in merito alla morte recente, c'è anche chi invece non può fare a meno di prendere le distanze dall' utente addolorato o dall' utente di massa imponendosi come decisamente polemico e altezzoso.
Ricordo che alla morte di Amy Whinehouse, un paio di mesi orsono, in molti ci tenevano per forza a sottolineare che fosse stata solo una drogata, che la sua musica fosse merda in confronto ai loro gruppi del cuore e che la famiglia "dovesse prendersi le sue responsabilità del caso", come se fosse per loro vitale prender parte alla condivisione globale ma al tempo stesso non volessero essere scambiati per i soliti utenti perbenisti che a prescindere dal soggetto in causa dimostrano solidarietà.
Risulta pertanto evidente la deriva che si sta attuando senza nessun limite, e sono sicura che se analizzassimo più approfonditamente la questione si potrebbe addirittura costruire una vera e propria tassonomia della becchineria collettiva.
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