Prima che Freud inventasse la psicoanalisi, in una Inghilterra agitata da rivendicazioni femminili, una piccola ma lungimirante invenzione di un giovane medico londinese contribuisce a sgretolare il muro dei pregiudizi sul mondo femminile. In particolare, tra i più incidenti, l'Hysteria che veniva utilizzato in modo esagerato e spesso superficiale per classificare malesseri come la malinconia, l’aggressività, l’esuberanza e l’angoscia. Malattia rivelatasi poi inesistente, costringeva numerose donne a vivere rinchiuse in manicomi o mutilate, private del loro utero, creduto la causa di tutti i mali e della irrequietezza che ne derivava.
Sono in pochi però a sapere che negli
anni Ottanta dell’Ottocento in Inghilterra, alcuni medici più evoluti la
curavano praticando massaggi pelvici molto apprezzati dalle pazienti di
ogni età. Ora, con Hysteria diretto dall'americana Tanya Wexler, questa bizzarra terapia diverrà di pubblico dominio, insieme alla storia della nascita del vibratore, inventato
quasi per caso da un giovane medico londinese Mortimer e da un suo ricco amico
appassionato della neonata scienza elettrica.
Intimamente britannico, nello stile, nei ritmi e nei toni della scrittura - e soprattutto per la pudicizia tra l'elegante e il rigido con cui tratta i temi del sesso - Hysteria non ha alcuna velleità provocatoria o eversiva, e si limita a strizzare l'occhio allo spettatore con battute e situazioni che non rischiano di turbare nemmeno gli spettatori più giovani. Rimarranno infatti delusi coloro che sperano nei risvolti più pruriginosi che uno spunto del genere potrebbe garantire, visto che la sua reale declinazione va tutta nella direzione del pamphlet femminista da un lato e della più tradizionale commedia romantica dall'altro.
Intimamente britannico, nello stile, nei ritmi e nei toni della scrittura - e soprattutto per la pudicizia tra l'elegante e il rigido con cui tratta i temi del sesso - Hysteria non ha alcuna velleità provocatoria o eversiva, e si limita a strizzare l'occhio allo spettatore con battute e situazioni che non rischiano di turbare nemmeno gli spettatori più giovani. Rimarranno infatti delusi coloro che sperano nei risvolti più pruriginosi che uno spunto del genere potrebbe garantire, visto che la sua reale declinazione va tutta nella direzione del pamphlet femminista da un lato e della più tradizionale commedia romantica dall'altro.
Sintomatico di tale caratteristica del film è peraltro il personaggio femminile di Charlotte, protagonista "alla pari" del medico timido e appassionato. L'interprete è una sempre brava Maggie Gyllenhaal, la quale non ha nulla a che fare con gli aspetti erotici che porteranno all'ideazione del più venduto sex toy di sempre: il JOLLY MOLLY.
Charlotte infatti, che è una suffragetta in conflitto con il padre conservatore e snob, è l’elemento (in più di un senso) imprevedibile che confonderà il giovane dottore che ha il volto di Hugh Dancy, fino a fargli scoprire di aver messo inizialmente gli occhi sulla sorella sbagliata, di aver perso dietro al denaro e alla fama quel senso missionario della sua professione che racconta l’incipit del film e di aver sempre ignorato tanti aspetti del mondo delle donne, come funzionino davvero e cosa realmente desiderino.
In lei si sintetizzano quindi le ambizioni di ritratto socio-politico, così come la voglia di normalizzare la presunta anticonvenzionalità del tema centrale sfumandolo nei canoni di un genere rassicurante.
Fortemente appoggiato sulla recitazione dei suoi interpreti (e, in questo senso, Jonathan Pryce e Rupert Everett sono delle garanzie) e sulla scrittura di Stephen e Jonah Lisa Dyer, Hysteria fa a tratti sorridere e conta nel complesso su un ritmo abbastanza vivace: è una storia irriverente, esilarante e sorprendentemente moderna.
Charlotte infatti, che è una suffragetta in conflitto con il padre conservatore e snob, è l’elemento (in più di un senso) imprevedibile che confonderà il giovane dottore che ha il volto di Hugh Dancy, fino a fargli scoprire di aver messo inizialmente gli occhi sulla sorella sbagliata, di aver perso dietro al denaro e alla fama quel senso missionario della sua professione che racconta l’incipit del film e di aver sempre ignorato tanti aspetti del mondo delle donne, come funzionino davvero e cosa realmente desiderino.
In lei si sintetizzano quindi le ambizioni di ritratto socio-politico, così come la voglia di normalizzare la presunta anticonvenzionalità del tema centrale sfumandolo nei canoni di un genere rassicurante.
Fortemente appoggiato sulla recitazione dei suoi interpreti (e, in questo senso, Jonathan Pryce e Rupert Everett sono delle garanzie) e sulla scrittura di Stephen e Jonah Lisa Dyer, Hysteria fa a tratti sorridere e conta nel complesso su un ritmo abbastanza vivace: è una storia irriverente, esilarante e sorprendentemente moderna.
Conferma tutto il fascino dei classici film in costume
ambientati in epoca vittoriana, ma con qualcosa di più che si impone
all’attenzione; non si tratta solo di una spassosa
commedia: Hysteria è una storia d’amore e un viaggio
in una storia nascosta, un’esplorazione della passione femminile e una
celebrazione dello spirito pionieristico che da sempre ha alimentato il
progresso umano.