(Da un articolo di Repubblica)
I tifosi di calcio conoscono bene il sentimento di
quando la tua squadra sta vincendo e gli attaccanti cominciano a
sbagliare gol a ripetizione. Gli avversari sono imbambolati, e quelli
continuano a prendere pali e sciupare occasioni. Sulla carta stanno
ancora vincendo, ma di fronte a tanti sprechi una specie di inquietudine
si impadronisce del cuore di ogni tifoso. Esiste una regola non scritta
che va sotto la definizione di “Gol sbagliato - gol subito”. Una specie
di nemesi calcistica che quasi sempre colpisce gli sprechi rivoltando
la frittata di un risultato che sembrava acquisito. Il tifoso sa che per
qualche misterioso motivo questa regola trova rarissime eccezioni.
Perciò trema.
Ecco. In questo stato d’animo si trova l’elettore palermitano di
centrosinistra. Di qualsiasi centrosinistra compreso fra Italia dei
Valori e la buonanima di Rifondazione Comunista: alla base le sfumature
sono labili, si colgono solo nel chiuso delle segreterie di ciascun
partito. L’elettore-tifoso vede la sua squadra in vantaggio ma
pericolosamente propensa a sbagliare gol a porta vuota e a litigare per
ogni passaggio sbagliato.
Arriva poi il momento in cui l’arbitro fischia un rigore a favore, e
visto l’andazzo a quel punto ti viene una specie di ridarella
isterico-scaramantica. Vorresti sembrare spiritoso, ma è una ridarella
che confina col panico. Tu, tifoso del Centrosinistra, capisci che la
vittoria è a portata di mano, ma anche che i ragazzi in campo stanno
facendo ogni sforzo per incasinare tutto. Non sanno decidere chi deve
tirare il rigore. L’allenatore sarà stato espulso, o si è addormentato
sulla panchina: insomma, c’è poco da fare affidamento su di lui. E il
caos prevale.
La lettura dei quotidiani locali in queste settimane è un calvario
che somiglia al replay reiterato di ogni occasione perduta. Ti fanno
rivedere al rallentatore gli attaccanti che litigano per chi deve tirare
il rigore. C’è pure il fermo-immagine di ogni singola mandata
affanculo, e tu capisci che anche quel rigore è destinato a finire alto
sulla traversa, perché l’eccesso di litigiosità porta al disastro.
Cercare di tenersi aggiornati è una specie di condanna. Se si salta
la lettura dei quotidiani per un giorno, poi non si capisce più niente.
Dopo un breve viaggio, per dire, non sei più in grado di districare le
ragioni e i torti di ciascuno, le appartenenze e i veti incrociati. Si
legge e non si capisce. E il fatto di non capire non rappresenta
un’attenuante al panico incipiente. Tu sai che al primo contropiede gli
avversari sono capacissimi di farti il golletto che serve a pareggiare e
poi vincere ai tempi supplementari.
Nell’animo del tifoso non conta più chi tirerà il rigore. Tu avresti
la tua preferenza, ma a questo punto non importa: vorresti che tirasse
chiunque, purché subito. E con l’appoggio morale di tutta la squadra.
Facciano le primarie, o una conta più sbrigativa, tipo Ambarabàcicìcocò o
PassaPaperino. Ma smettano di dare questo spettacolo indecente e
menagramo. Smettano subito.
Quelli invece continuano a litigare, e nessuno ricorda più perché
hanno cominciato. Se anche se lo ricordassero, ai tifosi non importa.
Nemmeno vogliono sapere più chi è per le primarie e chi no, per quali
differenti motivazioni. Sanno solo che vedono sfumare giorno dopo giorno
il vantaggio, logorato da rivendicazioni di bottega o addirittura
bassamente personali. Viene voglia di andare via dallo stadio o spegnere
la tv per non dover più soffrire.
Di fronte al moltiplicarsi delle faide interne alla squadra del
Centrosinistra il disamore dei tifosi rischia di prevalere. Se davvero
fosse una partita di calcio basterebbe voltarsi dall’altra parte in
funzione d’esorcismo, non guardare, e dall’urlo della folla capire se il
rigore è finito in rete o no.
E qui si ferma l’allegoria. Perché in una competizione politica il
rigore viene tirato da un singolo, ma sempre con il conforto dei
compagni di squadra e dei tifosi. Se ci voltiamo tutti dall’altra parte,
il rigore finisce alto di sicuro. C’è bisogno dell’entusiasmo di tutti e
di ciascuno, per vincere ogni elezione: e questa in particolare. Panico
e disamore fra i tifosi sono un lusso infondato e un rischio che non
possiamo permetterci di correre.
lunedì 5 dicembre 2011
La natura è violenza, caos, incesto.
Dacia Maraini: "Il Papa sostiene, con ostinato candore, che si deve difendere la famiglia naturale. Ma cosa intende per natura, viene da chiedere. Ogni normativa sociale, se guardiamo bene, va contro natura. Nel mondo naturale il più grosso mangia il più piccolo, il più robusto schiavizza il più debole, le madri si accoppiano con i figli, i padri con le figlie, i fratelli con le sorelle. In natura non esiste morale, se per morale intendiamo prescrizioni che gli uomini si scelgono per vivere nello stesso Paese, nella stessa città, nella stessa casa, senza scannarsi a vicenda. Proprio per difendere la famiglia artificiale creata dall' uomo, sono state stabilite discipline che impediscono il vivere selvaggio del nucleo originale: l'incesto per esempio, presente in tutte le specie, anche nell'uomo, addirittura ammesso in certe circostanze storiche – vedi gli antichi egiziani – è stato proibito, come racconta bene Malinowski, per permettere alle prime tribù di espandersi, andare a cercare altre tribù, intrecciare rapporti e quindi aprire scambi di idee, di conoscenze, di esperienze."
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