giovedì 31 ottobre 2013

C'era una volta un pupo di zucchero!

Se sei di Palermo e sei stato bambino, anche tu almeno una volta hai trovato riposto in un angolo di qualche mobile o sulla credenza della stanza da pranzo, al centro del tradizionale "cannistru" e avviluppato intorno ai piedi di tutto punto, “u’ pupu ri zuccaru o a’ pupaccena” che con la sua presenza sovrastava silenzioso tutto il resto dei dolci che per l'occasione erano stati preparati.
Per chi non lo conoscesse, sto parlando di un baldanzoso pupo di zucchero che raffigura il classico paladino del folclore panormitano, figura eroica dei mitici paladini del teatro popolare e che nella Sicilia orientale è scomparso del tutto, rimanendo invece fiero manufatto dei dolcieri palermitani. 
Secondo la tradizionale, per la festa dei morti, erano proprio i cari defunti, siano essi nonni, zii, parenti prossimi o lontani, a portare doni ai più piccoli di casa. Ricordo anche con quanto entusiasmo la mattina del 2 novembre mi svegliavo sapendo che la nonna che non avevo mai conosciuto durante la notte era passata a lasciarmi un regalo. 
Lo so, a molti potrà sembrare macabro. Penserete che sia una cosa stupida dire a dei bambini che nella notte i morti sarebbero passati a portare doni, tuttavia io non ho mai avuto nessuna paura, anzi vivevo quel giorno meglio del natale. 
L'idea che da lontano qualcuno vegliasse su di me, e avesse a cuore che quel giorno avessi un regalo anche io, mi illuminava. 
Questo periodo infatti evoca tanti ricordi, per me era una sorta di Epifania anticipata ma senza la befana con le scarpe tutte rotte, la casa si riempiva di dolci tipici come la frutta martorana, i biscotti totò e i taralli dolci al cioccolato con quella glassa così buona che se nei giorni successivi li mangiavi a colazione col latte caldo i denti si cariavano anche al pupo di zucchero che ti osservava dal mobile buono del salotto e rigorosamente sottovuoto. Già perchè questi pupi erano commestibili solo in teoria. In pratica essendo delle piccole sculture realizzate con zucchero cristallizzato la sola idea che un bambino li addentasse era se non da escludere, quantomeno da scoraggiare decisamente considerando poi i problemi che l'ingestione di tutto quello zucchero avrebbe potuto portare. 
Rimanevano quindi come una sorta di trofeo, in attesa che lasciassero il posto a quelli dell'anno successivo. 
A far da padroni nella pancia di adulti e bambini sono infatti da sempre, insieme alla pasta reale, i biscotti totò e i taralli, da sempre anche simbolo a mio avviso della personalità della gente di Sicilia.

La glassa esterna, che varia dalla provincia nella quale vengono realizzati, gli attribuisce l'aspetto della durezza, impressione tipica di chi conosce superficialmente un siciliano, mentre l'interno è morbido e tenero come la vera essenza della mia gente, generosa al punto di accoglierti nella propria casa, anche se ti conosce da cinque minuti, e capace di regalare un calore umano, che luoghi comuni a parte, spesso non riscontrabile in altre regioni del nostro paese.

lunedì 28 ottobre 2013

L'ora solare e il ritmo della malinconia

Ormai siamo tutti abituati all'idea che ogni anno, per ben due volte, le lancette dei nostri orologi subiranno un cambiamento. In autunno vengono spostate indietro facendoci guadagnare quell'ora di sonno che poi puntualmente perderemo in primavera quando le lancette verranno spostate in avanti.
Vi siete mai chiesti il perchè?
L’ora legale nasce in Inghilterra e poi si espande nei paesi europei poco dopo. In Italia per la prima volta viene applicata nel 1916, poi per anni saltuariamente abolita per poi divenire definitiva nel 1996. Lo scopo è quello di permettere nei periodi in cui la luce è maggiore, di sfruttarla al meglio avendo così un maggiore risparmio dell’energia elettrica, e per i più ottimisti anche un guadagno dal punto di vista del tempo libero avendo maggiore luminosità da dedicare alle nostre attività ricreative. Ovviamente nel caso in cui foste pimpanti abbastanza da sfruttarne gli effetti dopo una lunga giornata di studio o lavoro.
La mente che per prima ideò questa convenzione fu Benjamin Franklin nel 1784, già proprio l'inventore del parafulmine che sul quotidiano francese "Journal de Paris" pubblicò le sue riflessioni sul principio di risparmiare energia. Egli non ebbe successo e si dovette aspettare oltre un secolo perchè l'idea fosse ripresa dal britannico William Willet il quale trovò seguaci alla Camera dei Comuni di Londra che nel 1916 diede il via libera al British Summer Time, lo spostamento delle lancette un'ora in avanti durante l'estate. Non trascorse molto tempo perchè molti paesi imitassero la Gran Bretagna, avendo tutti a cuore in tempo di guerra il risparmio energetico come priorità.

Oggi, dopo il ritorno dell'ora solare, questo lunedì diventa il giorno improvvisamente più malinconico dell'anno, perchè di punto in bianco adesso arriverà la sera mentre noi, allietati dal tepore estivo che ancora ci accompagna, siamo intenti a fare programmi che sottintendono ancora un margine di luce.
Ma niente, bisogna rassegnarsi. Se è vero che l'autunno tarda ad arrivare, è anche vero che con esso non tardano gli impegni cui siamo tenuti a mantener fede e contenti o meno dobbiamo fare i conti col fatto che col passare degli anni, poi, questa ricorrenza ha assunto un valore allegorico.
E' come quando sei costretto ad accettare la schiavitù degli occhiali per leggere il tempo di cottura degli spaghetti. Stai invecchiando. E l'ora solare così come gli occhiali è lì per ricordartelo. Per ricordarti che per quanto titanica e disperata sia la tua ambizione nel pretendere di prolungare la luce, relegare il buio e rendere più efficiente il tuo tempo, il tempo non può essere domato.
Alla fine è sempre il tempo che doma noi. Che ci piaccia o no.

lunedì 21 ottobre 2013

Il posteggiatore abusivo: un "onesto" lavoratore!

Per chi non fosse di Palermo forse potrebbe risultare un fenomeno del tutto sconosciuto, ma da noi è una vera piaga. Ovunque tu vada, non esistono più zone franche, ogni angolo ha il suo "libero professionista" apposito e appostato. Quando ero bambina mi ricordo, le zone in cui si trovavano simili individui erano ben poche, e solitamente erano quelle con un maggior afflusso di traffico per cui paradossalmente svolgevano quasi un servizio alla comunità garantendo scorrevolezza e velocità nel parcheggio, quasi meglio dei vigili pagati dal comune. Chiedevano in cambio una piccola offerta, a discrezione del tuo "buon cuore". Oggi invece, il confine tra elemosina ed estorsione è decisamente superato a vantaggio della seconda, e ovviamente a svantaggio dei cittadini.
Se vi spostate più volte, come è capitato a me stamattina, ne incontrerete talmente tanti che a un certo punto inizierete a giocare a "indovina dove si nasconde il posteggiatore!". A 50 metri dal Tribunale, in via Nicolò Turrisi, se provate a parcheggiare l'auto e poi ad andare via senza pagare, verrete seguiti da tizi dai volti per nulla raccomandabili che continuano ad urlare "buongiorno!" con tono sempre più forte e minaccioso con l'unico scopo di spaventarvi talmente tanto da farvi pagare. Eppure da li passano costantemente polizia, carabinieri, vigili urbani, guardia di finanza, magistrati, pubblici ministeri e ...ci fosse un "cornuto" che dice qualcosa, tutti a fare finta di niente. Scommetto che nemmeno l'Onorevole Orlando, il nostro carissimo sindaco, ne ha mai visto uno.
Alcuni hanno addirittura la presunzione di affermare che sono utili perchè da lontano ti indicano che qualcuno sta liberando uno stallo e che quindi puoi parcheggiare a colpo sicuro. Beh, scusate, ma se questa è utilità allora perchè non ringraziare anche chi mi ruba il motorino e poi mi chiede solo duecento euro per restituirmelo?
Detto questo, quello che oggi mi ha sconvolto in uno dei miei spostamenti e che non dimenticherò mai è stata la risposta di uno di loro. Ero appena arrivata in via Pindemonte e avevo appena posteggiato. Sto tipo viene fuori da dietro una macchina più avanti e mi domanda due euro. E dico DUE!
Gli domando a che titolo mi stesse chiedendo quei soldi dato che avevo appena posteggiato in zona a pagamento e questo, tomo tomo, mi dice: «Io sono qua a titolo del Signoruzzo, e tu devi stare zitta perché sei femmina e basta».
Mi sono talmente innervosita per la minaccia poco velata che mi aveva appena rivolto sfumacchiandosi la sua sigaretta elettronica che ho dovuto contare fino a nonmiricordochenumero prima di dire qualcosa di azzardato. E alla fine, dopo aver contato, quello che avevo da dirgli gliel'ho detto lo stesso.
"E visto che sono femmina, come dice lei, se non le do i soldi che mi succede? Si livassi ri mmenzu ai piari ca c'iaju chiffari ...o aju a 'chiamari i carabinieri e biremu si sugnu fimmina e m'e stari zitta?"
Preso atto della mia presa di posizione, anche piuttosto sboccata, mi ha guardato con sguardo decisamente mafioso ma impotente e ha voltato le spalle, dirigendosi verso un'altra automobile che stava in quel momento posteggiando. Era giorno e se anche avesse voluto reagire avrebbe avuto decine di persone intorno.
Io, ovviamente, me ne sono andata con cuore pesante, temevo che al mio ritorno avrei trovato qualche sgradita "sorpresa", e invece per fortuna l'omuncolo se n'era già andato e a ricordo non aveva lasciato nessun souvenir sulla mia auto, per la quale forse avrà provato compassione, essendo così vecchia che sfregiarla forse non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione.

Ora, mi domando e chiedo, è mai possibile che non si faccia nulla per debellare questo fenomeno? Capisco che sia ormai divenuta una figura "etno-antropologica" integrante da decenni, se non addirittura da più tempo, il panorama socio-economico occulto della città. Ma è pur sempre una vera e propria estorsione quella che viene a subire ogni giorno, e spesso anche più volte al giorno, il cittadino costretto a spostarsi coi mezzi privati.
Perchè dobbiamo continuamente ritrovarci di fronte fenomeni di connivenza e mai qualcosa che lasci sperare in una evoluzione culturale e, a questo punto, anche morale?